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TERRE
ROSSE” di Dennis Dellai, 2008 Nota critica di Armando
Bertollo
Ho visto questa produzione del Comune di Thiene
per la regia di Dennis Dellai, realizzato in digitale con attori e
maestranze volontarie, con curiosità e — devo ammettere
— pronto a notare — da discreto cinefilo quale sono —
eventuali sbavature, incoerenze, dilettantismi della regia, della
messa in scena, della fotografia, della recitazione, della colonna
sonora, ecc. Dopo la visione, superati con benevolenza gli impacci e
le rigidità della prima parte, che raccoglie la maggioranza
dei limiti di quest'opera a basso costo, mi sono ritrovato con gli
occhi lucidi dall’ emozione. Qualcosa è successo. Allora
ho deciso di rivedere il film per capire meglio. La seconda
visione ha confermato i difetti della prima parte, ma ancora una
volta il film si è fatto man mano più interessante e
nel finale ho riprovato l’emozione della prima visione. Mi sono
comunque schiarito le idee. Il film si regge soprattutto sulla
bravura dell’interprete principale (l'emergente Anna Bellato,
già scritturata da Bellocchio e Bentivoglio) in grado di
concorrere con le prestazioni di attrici professioniste ben più
blasonate. Poi, nella seconda parte e nel finale, la trama si fa meno
prevedibile e anche la regia sembra essere più agile e sicura.
Diciamo che “Terre Rosse” inizia veramente a catturare
l’attenzione dalla scena dell’incontro tra i due
partigiani e il soldato tedesco, ben girata, capace di trasmettere la
tensione dei protagonisti. Da questo momento in poi ci sono tratti di
buon cinema. Ma ripartiamo con ordine. La vicenda ci riporta al 1944,
nell’Alto Vicentino occupato dai nazi—fascisti. Nelle
‘terre rosse’ tra l’Altipiano di Asiago e la
pianura, dove sono presenti gruppi di partigiani comunisti, arriva
una giovane maestra che gli eventi condurranno a dover scegliere tra
la passione del cuore e lo slancio etico verso la partecipazione
attiva alla causa della Resistenza. Senza aggiungere altro alla trama
(soggetto liberamente tratto dal libro di Flavio Pizzato “Terre
Rosse e altre terre") mi sembra che l’aspetto più
interessante dell’opera di Dellai, sia la ‘tensione
etica’ che cerca di trasmettere. Il messaggio è nobile e
importante: il rifiuto della guerra, della violenza, della ritorsione
fine a se stessa, dell’irrazionalità indotta
dall’ideologia e dalla paura. E’ un film sulla difficoltà
di scegliere contro il conformismo, il quieto vivere, l’opportunismo
indifferente all’ingiustizia. Temi sempre presenti, anche in
tempo di pace. Scelte che a ben guardare siamo chiamati a compiere
ogni giorno, ma che la maggior parte delle volte rimangono occasioni
rimandate, o mancate. “Terre Rosse” vuole ricordarci la
‘responsabilità’ della nostra libertà.
Libertà che non deve mai essere data per scontata, o
confondersi con la licenza. Dellai ha chiara anche la lezione dei
Maestri della nostra terra Mario Rigoni Stern e Luigi Meneghello, che
hanno vissuto di persona la tragedia della guerra ,e testimoniato con
opere letterarie importanti che nessuna ideologia può mai
essere anteposta all' uomo, alla dignità di ogni uomo, anche
di quello che in eccezionali circostanze dobbiamo affrontare come
nemico. Questo piccolo film, con intenzioni etiche da grande film, -a
parte le imperfezioni più evidenti, alle quali ho già
fatto cenno- presenta una buona fotografia, una colonna sonora non
male (anche se l’ insonorizzazione di alcune immagini è
un po’ troppo di maniera), un montaggio professionale. Migliori
di quanto mi aspettavo, sono anche la messa in scena e la recitazione
di buona parte dei volontari attori e comparse (in particolare gli
interpreti del capo partigiano, dell’amico del funzionario
fascista e del prigioniero russo).Si distingue la scena della
battaglia, dove a contrastare lo spettacolo adrenalinico dell’azione
guerriera, sta la presenza della protagonista, terrorizzata e
incapace di prendere parte all’azione. Per la regia: un inizio.
Da ricordare: Anna Bellato.
Gennaio
2009
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