Tenendomi con mani senza fine

introduzione critica di Armando Bertollo

Apuntozeta  
index: _

Biblioteca Comunale di Piovene Rocchette dal 10 agosto 2016


Sergio Zanone


TENENDOMI CON MANI SENZA FINE”

Esposizione personale di pittura con tecnica batik



21 settembre, ore 20.30, Sala Lettura, Incontro con l'artista



Se per il pubblico di Piovene Rocchette l'incontro con l'artista Sergio Zanone è un'occasione speciale, per l'artista, che ora vive a Sarcedo, esporre e parlare della sua esperienza a Piovene, è qualcosa di più di un'occasione speciale: è un ritorno alle... origini. Pochi sanno che Sergio Zanone, nato nel 1965, è vissuto nei primi anni d'infanzia proprio qui, in un'abitazione che si affacciava sul campo da calcio che negli anni sessanta stava dove ora vediamo l'Auditorium e il Piazzale degli Alpini. Il primo paesaggio cha ha impressionato la sua naturale predisposizione alle forme dell'arte è proprio questo, che ora, cinquant'anni dopo, lo riaccoglie e lo ospita in una stagione di particolare felicità artistica (anche per quanto riguarda le esposizioni: ricordiamo che altre sue opere saranno visibili a Schio dal 10 settembre prossimo).

Dopo i primi anni trascorsi a Piovene, la sua famiglia ha attraversato l'Astico per stabilirsi a Mosson di Cogollo del Cengio. Il suo talento artistico si rivela e si sviluppa precoce nell'adolescenza. Tra i quindici e i sedici anni già dimostra di sapersi esprimere con una personalità da artista adulto. I suoi riferimenti sono i grandi artisti espressionisti del Novecento. Ama la materia, ama i colori puri, così lavora per anni con la tecnica a spatola, realizzando soggetti che sono visioni della sua interiorità. Di fronte all'impulso espressivo e alla materia pittorica che va formandosi sulla tela, il giovane artista si confronta con il suo inconscio, o, meglio ancora, usando il termine in senso junghiano, con l'ombra, l'aspetto femminile, ctonio, della sua personalità. L'arte diventa il momento del travaglio, della rivelazione, del tentativo di risolvere e sublimare i suoi conflitti. Se evidenziamo in Zanone adolescente questa primaria necessità 'terapeutica', questa 'serietà', si deve anche ricordare che il fare arte non deve essere inteso come pratica tecnica, dilettevole, narcisistica, o ricerca della forma riuscita e aggrazziata, ovvero 'bella' nel senso esteriore e abusato del termine, bensì arrivare dalla pratica del linguaggio specifico allo studio del linguaggio specifico, e progressivamente, dall'esperienza del linguaggio specifico alla scoperta di un linguaggio non più meramente specifico, ma rinnovato, libero, caratterizzato. Aspirazione dell'arte, attraverso il potenziale creativo, energetico dell'immaginazione, è permettere all'uomo uno dei momenti 'terapeutici' più alti di libertà, coscienza e conoscienza di se stesso e della natura: un'esperienza che ha sempre a che fare con l'originario e il sacro. E questa aspirazione, nelle opere di Zanone, si nota molto presto.

Una curiosità: le opere della sua giovinezza (siamo circa a metà degli anni 80, chiederò poi all'autore stesso se ne fosse consapevole) possono essere avvicinate per cronologia e per l'uso espressivo della figurazione, a quelle della “Transavanguardia”, il fortunato movimento artistico teorizzato da Achille Bonito Oliva a partire dalla fine del 1979, che riprendendo l'uso della figurazione dopo la stagione dell'espressionismo astratto, viene spesso indicato come neo-espressionismo. Concluso il Liceo, Zanone ha affrontato il Concorso per accedere all'Accademia Artistica di Venezia risultando il Primo degli ammessi. Per un anno ha frequentato il Corso di Pittura di Emilio Vedova. Nel 1995 fonda con il sottoscritto il Gruppo Apuntozeta, che esordisce con una esposizione a Thiene (VI). Nel 2001 partecipa alle “Domeniche Flash” del Museo Casabianca di Malo. Nel 2005 Apuntozeta diventa anche un sito di informazione e promozione cultuale, del quale Zanone è il principale redattore e curatore. Tra le sue recenti esposizioni ricordiamo: Wpa2011, a Schio; la I Edizione della Rassegna “Il segno e il paesaggio” (Pavullo nel Frignano, Modena); “Linguaggi d'Italia” (Padova). Ha realizzato nel 2008 l'opera sonora per “Land under the sea”, installazione multimediale collettiva presentata a Verona in occasione dell'happening inaugurale della Biennale Anterem Poesia. Attivo anche come commentatore e critico, la sua raccolta di scritti è pubblicata su Apuntozeta.name.

In queste sale l'artista espone alcune opere recenti realizzate con tecnica batik. Se la matrice espressionista rimane, ora la sua pittura non è più esperienza della materia, semmai è una soluzione per trascendere la materia. La sua, da pittura che assorbe e restituisce la luce, si è trasformata in pittura 'attraversata' dalla luce. Non è dettaglio da poco, questo. I suoi batik 'respirano' attraversati e sospesi nello spazio della luce. Le forme ambigue, decostruite, che riecheggiano tra i vari segni e piani di colore sono rimodellate ancora dalla luce. Alleggerire la materia pittorica, a partire dalla tradizione espressionista europea e avvicinare questo modello a concezioni orientali olistiche di forma e pensiero sembra ora la motivazione dell'arte di Sergio Zanone: una luce 'fisica' che attraversa il tessuto di un percorso altrettanto luminoso di studio, pratica e conoscenza. Personalmente sono molto felice di presentare la sua arte che ci accompagna in un viaggio, ci permette di riflettere, di staccarci per un po' dal peso dei nostri passi, liberare l'immaginazione e sostenerci insieme, dall'ombra alla luce, “con mani senza fine”.




Armando Bertollo

_