I
da Ventisette quadri d´autunno
(1995/1996)
l´ombra decisa della torre
taglia in due il tronco lunare
di un grande platano orientale
profumoincanto
in lontananza
la luce calante che allunga
le ombre e divide il mondo
in fazioni opposte
in un gioco di luce
complementare
stagione fatta a fette
impalpabile lama di calore
penetra l´etere scompone
ricreando movimento
divisione
apparente
conflitto
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II
da Venticinque cinquine di senso
(1998)
a Giacomo Bergamini
(2)
ma se dici
non entro nel buio
nel vuoto attratto
di un ultimo
segno incostante
(7)
non fa nulla se è
altra cosa
datti pace e forma angoli
piani spigoli
in grado zero
(14)
mi avviluppo seguendoti
sul ramo del salice
faccio presa nel vuoto
obliquo
d´intendimento
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III
da SequenzaPennati
(1999)
#
l´occhio che scivola lungo
tutto l´albero
attraversandolo ne gode
al meglio lo riscrive
del non¬detto
essenzialmente ne rimesta le parti
tacendosi tra i rami
e le sue intime foglie
mentre libera nel verde
quel suo azzurro sprofondare
# (concavo/convesso)
questo concavo di monti che contiene
e cinge case e terre
qua e là le sparpaglia alla vista
spalleggiando protezioni a minacce
variamente depistate
respingendo uno sguardo
si dipinge una distanza arrendevole
sempre nel suo fluire si distende
tra le onde irraggiungibili
ma se restituito all´alveo
che solo ne configura l´essenza
si esibisce in moto ondulatorio
al pulsare di nubi e tra i nembi
ricacciandosi in strati e bizzarrie di correnti
si effonde in tarde lacrime
mentre molecole a cumulo se la ridono
confermandone convessamente
il volto
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IV
da Il Pensiero Intrinseco
(2000)
(9)
così il linguaggio. il motore
delle facoltà. con quel suo pensiero
intrinseco. non precisamente l´unico
(11)
il controllo di un limite. quasi
implicito. è la parola stessa
che s´infascia prima. che si sfascia poi
(22)
sente cos´è un angolo. con sè
se lo rannicchia. la vista come mosca
che cieca si precipita
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V
da Il Sogno che manca
(2000)
(5)
se la luce intanto vi partecipa
e s´incurva sotto la lingua
sostanza che sottrae
ti riversi in specie e generi
aprendo sottogamba un cielo
tra i rami quelli migliori
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VI
da Disletture
(2001)
(8)
non lui ma la penna
la mano e la voce dello scoglio
butterato
il dorso del monte
dal finestrino del treno
bisonteggia
quel summano è il solo
ascolto
mentre non varia l´ordine del cosmo
tutto
si scancella il sorriso
alla penna
(14)
e prende forma
s´adatta
scontornandosi in folla
in piazza
s´addensa
in avanzo sbriciola tintinna
gorgheggia
s´avviluppa e scompare
in pozza
(jack & co.)
4
per A. F.
come un tuffo nella materia
non abbiamo cose più
sensate di una forma
è immergersi e riemergersi
liquido
a trasformazione
e obnubila il sistema
che stringe
inscenando ancora quella vecchia
sollecitudine in un principio
che non trattiene
il suo sogno
è solido/liquido il profumo
quel pigro turbato pigmento
d´insostanziata materia
che è tutt´altro
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