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anno 2001




SULLA LINGUA   




(fisiologia /cinetica)

Tutto s´intende benissimo e tutto è nuovo
e diverso dal consueto: ella è lingua e stile
italianissimo, e pure è tutt´altra lingua e stile...


Leopardi




1

l´italiano con le vocali in fuga
ci trascina separando
dalle nebbie la cura
con la funzione fatica corrotta
e poco controllata

è nell´incertezza del suo sviluppo
che trova spazio e sboccia
tutta la sua differenza

2

chi parla è la lingua stessa
fonica disseminazione
che avanza verso le labbra
chimica sostanza baricentro
e valenza dell´attività
discorsiva

verso l´interno della bocca
l´ugola si fa flaccida
per una sillaba che rimbalza
e si spicchia
che in margine di lingua
poi s´impunta

3

balza il suono alla barriera
dei denti (ti convincono
che sei matto) tu
diventa invisibile e vaga

spicca un balzo
oltre lo steccato insensato
dei suoni santi e avanza

4

è la vicinanza della fonetica
al cinguettio
questo dadaismo congenito
a una lingua che favella

è tutto che si rima e punta
al medesimo origliare in origine
di sempre

5

con tutto conglomera e chiede
concordanza alle cose la lingua
che prevale alle parole
e a nozze vi convola

in desinenze senza fine senza
fretta di esplosioni
si carica di vita il verbo
in volo tra le labbra

sul caldo suono in fuga s´apre
il campo intorno
intonando un suo più libero
vocabolo

6

in un battito di lingue è
tra le labbra
il pencolare assurto al movimento
che d´azzurro s´invela

scopriamo il fulcro danzante
un modo tutto nostro
di volatilizzare
materia e tempo

7

si definisce smaterializzando
la lingua¬rabdomante
che vibra al contatto delle nebbie
e poi s´infiora tutta

così s´insonorizza il fiato
col suo olezzo di vocali e rimane
nel guado di un unico respiro
che di rado s´ingola

8

segue il franto dondolio
di un´infanzia
impigliata nel zaum transmentale
e alogicamente radicata

rimuove sempre le sue pretese
di vita e di nuovo
s´impunta in lingua sotto
forma di balbettio

così ridadaizzando s´arresta
in una fuga
si concede alla tiritera

9

eccolo il conglomerato verbale
appeso alla barriera dei denti
l´impiccamento sonoro
che si avvale di qualche metro
di materia

il suo riflesso è scarno
la misura inconsistente s´apre
in ombre di alberi e di rarefazione

nell´intrico delle foglie
mentre penzola
tra elemosine e bontà di fiori
riappare

10

il sibilo fuoriesce finalmente
dal cuneo zuccherino di mille
e mille vocali

laterali alveoli
e ibride schiume di ingorghi
definiranno infine le arsure
in un fischio

prende forma sfessurando
tra i molari
con i premolari fino in fondo

11

è la lingua di Dante
che concorda ed esplode
malaria che ricuce e annoda
puntali di sillabe dissipanti

s´impegola tra i capelli tra i vocaboli
flemmatici s´invola

con improvvisi amplessi
ci regala fiori di nuvole
in un inferno di faville e favole

12

è la morbida macchina dei dittonghi
che batte sulle articolazioni
il balletto cinetico
psicofisiologico

spontanea parole come cavallette
o rane in processione

13

si succhiano i suoni sporgendo
le labbra in avanti
con tutta la proboscide

si rigurgitano i liquidi
armenti trisillabici
in concatenazione

14

noi sensibili alle onde ci si arrende
ai movimenti al fascino
ondulatorio

nella danza del cervello
alfabetico
in un sussulto della lingua
atomizzata
s´ingloba netta la sua luminescenza

15

le scritte lasciate sui nervi
come segnali sconvolti dalle nebbie
incidono la nostra cinèsi
per rivolta

la calata dei suoni è ormai dissolta
in un vuoto di stasi

16

nel fruttifero capitale dei composti
formìcano i suoni
a due o tre voci

imperfezioni e scorrezioni
in frequenze che trastullano più avanti
continuativi e slatinamenti
in tante modulazioni insospettate

e l´urlo si rovescia nel suo canto





(modalità d´uso)

Certo se gli arcavoli risuscitassero
in qualunque città penerebbero
ad intendere i loro nepoti.

...lingua pura è un abuso di parole.


Leopardi


1

non come fa l´inglese
in un quasi¬alfabeto di consonanti

s´aggrega e si smembra
s´immodula e s´innuvola
elasticissima questa lingua

2

l´abito primario in similpelle
mutevole
l´incertezza è di rimpallo

ai versi in prevalenza
sensibile
così alle innervate espressioni

la salamandra rimedita e il pitone

3

ora danzando ora seguendo il corso
dell´ora il vento

tra le curve dei neuroni vede
la spiaggia di un destino
incuneato

è la lunga marea
delle ossa tra le vene

4

col suono espressivo e i capomorti
di ogni altra lingua e stile
si scolpisce la cosa
con angolare illuminazione

sotto i sensi la sbatte e la comprime
sotto i denti
le permutazioni dal latino
(non sempre le migliori)

inenarrabili i guasti e la varianza
che si perde in espressione

5

con le francesi geometrie
in controbalzo
sogna solo parole non termini
sui caldi alberi

fa uso in creazioni molteplici
di parole prensili
mentre ficca le sue unghie
nelle immagini

il felino il maculato è l´italiano

6

ricava verbigrazia da un complesso
di lingue cavandone in dono
la parola e la cosa

l´idea di tanti idiotismi in uso
rende trasparente la figura

l´irregolarità felice
convince tutti i muri e tramanda
la scrittura

come carnoso ventaglio
si fa pieghevole allo scrittore
come corpo in amore

7

diminuzioni postribolando e incontri
baciati sulla lingua
con vocali e derivati di mobili radici
tra le labbra

è l´innata sorgente delle lingue
quel respiro del monte
tra le nebbie
con tutte le sue umide nature

8

con facoltà generativa incontinente
non rinuncia alla radice
al prossemico uso
che introduce energia e concisione

dal modello ne deriva la favella
popolare (come per quintuplicare
l´incinquarsi di un tempo)

9

sviluppa influenze momentanee
l´italiano

per indole altamente corruttibile
prende il volo
tra le foglie più impensabili

10

fior¬di¬lingua che s´apre da sola
la strada
nuovissima e ignota s´adatta
anche ai tuoni
alla gran varietà singolare
dei suoni

s´acconcia a ogni manica
e argomento
con la grandine variabile
alle cadenze e alle parlate
con la sua ira
faziosa a insonorizzare

11

poesia pellegrina e difforme

la rarefazione s´accompagna
alle cose
alla loro distinzione

è nell´uso comune
il passero il trifoglio il sole
per meglio poterli ipnotizzare

12

un italiano dal fondo della lingua
che sia poco italiano

che s´apra un varco
nel gregge della nuda lallazione

che si sbranchi e s´inzuppi
di vita

13

nel disusare ingravido della materia
mentale
si fa a fette
nell´attesa e nanifica le sue forme

svernando al sole illanguidisce
un fior¬di¬lingua
ancor più che pigmea

14

la lingua nazionale si sfiga
nell´abuso della ripetizione
la coazione
massacrante che la sfibra manca
di letteratura e incancrenisce

spurgano gas gli infetti paroloni
una marea di lemmi
è andata a male

cos í abbiamo una lingua sempre
da rimodernare

15

si confabula allegramente alle parole
straniere
alle più strane e strampalate
desinenze
così che per incanto o di straforo
o controvento

s´inventano e diventano italiane

16

capace di variare e abbondare
per tipo conio ed inflessione
in un dire che si piega

e s´adatta (come al palpeggio
la pasta)
in forme mollemente poi s´irradia

se la stuzzica infine un locale
dialetto
con solletico mai stupido

17

alberga al riparo della lingua
il duttile estetico
aderendo alla memoria dei sensi

con l´orecchio che preme sull´occhio
disfà e rifà istantanee
volontà capricciosissime

sotto alberi di suoni in fiore
s´accosta
per una danza di immagini

18

connessi all´organo vitale e al riflusso
dei ritmi
in un rimutarsi difforme

il meccanismo e il motivo fonico
ricorrente
s´ingombrano all´orecchio

di chi s´ingoia le vocali
e chi si slappa anche i piccoli suoni
spesso li raddoppia

19

la consonanza all´orecchiocchio
la sgrava d´insulti
l´ingoio ritmico se la rivolta dentro
sodomizzandola non poco

ma i nipoti istupiditi dei linguisti
nel battere e percuotere delle pronunce
s´affrettano ai lemmi esterrefatti
e al godimento della lingua

20

presa l´onda si surfa sulle parole
senza inutili acca mai pronunciate
i finti limatori si tengono per mano
in simpatia d´eccesso

da un´aromatica istanza ha inizio
il verbo nostro
con rinfrescanti polluzioni di senso
alla fine del discorso