Letture 2010

C'è bufera dentro la madre

 
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Sequenza di strofe pubblicata per gentile concessione dell' Autore



32.



le lascia i graffi sul collo, e un bacio, talvolta.

capita quando smette di stare a vedetta, quando striscia

sul colmo del bene. appena la bile sfiorisce, lei lo veste

d’affetto come fosse un pulcino, gli alza le dita dal mondo

se le posa sul petto.



33.



nato da parto gemellare, fonda regole e città, marca rioni.

vorrebbe giardini, intorno, ma fa crateri, e quando apre, strappa.

ama l’arte però e le pagine dei libri. e le donne a pasta dura

quasi sorelle, per dire. prima di dormire, prega abele

di non lasciarlo solo.



34.



se dalla luna, lui, portasse indietro un grammo di ragione

o il suo lume. se studiasse i modi finiti e infiniti di spinoza

e vi scavasse dentro una pozza di vita vera. se insabbiasse

il perno che lo lega alla pancia del denaro. se ogni tanto

si girasse come l’angelo di klee, se inorridisse.



35.



veste la rete col suo meglio, s’invetrina.

la sua tana perciò cumula e s’arriccia, travasa parole

per imporre cose per cavare contanti

che fanno spesa per dire io sono il signore dio mio

forcina del mondo. non sempre ha ragione, tuttavia.



36.



si sogna pesto d’ogni miseria, nel lebbrosario, o in fuga:

il sole gli si versa sodo sulla pelle malata, lo immola all’albero

motore, dove il calore canta. succede quando spavalda

più borsa che vita, più lesta mano sui titoli in corsa o storna

la resa dal mucchio.




37.



semina piombo intanto, ma non si vede. lo copre col bene comune

infatti, e un assegno sotto il tavolo: smussa gli angoli al naufragio

lasciando così i cocci ai ciechi. figli suoi e dei cosi

che lui chiama gente, tutta roba che parte per discariche e tombini.

quando passeggia, guarda altrove: le altre spose, gli orti...



Lettera aperta a Stefano Guglielmin

Riflessioni sul titolo :”C' è bufera dentro la madre”


Caro Stefano


possono accadere nella vita particolari momenti in cui la sorte giocando con l' uomo si diverte a produrre situazioni , a coniugare accadimenti che sembrano modificare le ferree leggi del caso: è ciò che Jung chiama sincronicità. Nella sincronicità alcuni individuano l' azione incomprensibile di un pensiero o di una volontà trascendenti che paiono aleggiare sopra le vicende del genere umano: è questa una delle fonti del pensiero mitologico. Altri , gli empiristi e gli strutturalisti , pensano che essa sia solamente la forzatura di un evento percettivo , cioè la interpretano come un naturale meccanismo psicologico che ha lo scopo di inserire un evento solo per noi apparentemente improvviso ed inaspettato all' interno di una catena mentale preesistente e preordinata di fatti . In questo caso , l' uomo sovrastimerebbe l' importanza dell' evento in sé, ne amplificherebbe il senso a dismisura allo scopo di riempire quel tassello di pensiero lasciato vuoto , di colmarne la vertigine , l ' “horror vacui”. Comunque sia, quando ciò accade, quando questi fatti indipendenti convergono nella medesima direzione intersecandosi misteriosamentre, lasciano dietro di sé una scia vivida : amplificando la realtà delle cose che ci circondano, ci risvegliano per un istante dalle nostre inquietudini. E' ciò che è successo con il tuo ultimo libro di poesie: “C' è bufera dentro la madre” . Esso è stato pubblicato nal Maggio del 2010; in questo mese , nel Vicentino ( a Santorso, a Sarcedo, a Piovene) , si sono svolti anche importanti incontri culturali promossi dalla Sovraintendenza dei beni Archeologici della Regione Veneta per festeggiare il ritrovamento di due importanti reperti archeologici: la Spada dell' età del bronzo , rinvenuta in corrispondenza del greto del fiume Astico in località Sarcedo, e la piccola statuetta argentea della Grande Madre , trovata sulla sommità del Monte Summano. Se a questi ritrovamenti uniamo la mostra sull' arte della tessitura (FiberFaber) di Schio, il triangolo si chiude. Vedi come questi reperti sono intimamente collegati al libro di poesie in quanto evocano gli stessi simboli ancestrali dei nostri progenitori , i medesimi archetipi presenti nel titolo del tuo libro : la Madre e la Bufera. La Bufera si presenta quindi non solo come figura mitologica universale, ma anche nel suo aspetto tipicamente territoriale e ctonio .L' esser-ci della bufera e della madre , l' essere della Bufera dentro la Madre. La Bufera è ciò che scompone e ciò che ricompone, è colei che impugnando la spada provoca la ferita e colei che con pazienza ricuce la medesima ferita ; la Bufera è origine della conoscenza in quanto ragione e della conoscenza in quanto esperienza (il vissuto quotidiano) che si disvela nel grembo della Grande Madre , come dice Cristina Annino nella sua bella prefazione (Al di là della convenzione del termine, la bufera costituisce un grado di conoscenza). E' la ferita del parto ,il taglio cesareo prodotto dall' interno del ventre della Grande Madre, da cui nascono il capire in quanto pensare e il non-capire in quanto vivere. Questa spada è come una folgore partorita dalla bufera, genesi fallica intrauterina ovverosia principio maschile di ordine e di fissità. Tuttavia bufera non è ancora folgore, è piuttosto l' immanente potenzialità del reale che precede l' “eternità d' istante” , è quell' arcano momento che immediatamente precede l' esplosione cosmica dell' Universo in cui convergono il tempo in cui viviamo (eternità, il tempo impensabile) e il tempo che viviamo (l' istante del presente, il tempo percepito). L' idea della bufera mi riconduce prepotentemente alla stessa, omonima poesia di Montale alla quale per tua stessa ammissione ti sei profondamente ispirato , e forse mi spinge ancora più in su , verso Eraclito - l' oscuro profeta- , alla fonte di quell' Essere eternamente in lotta con se' stesso, principio di vita e di morte, seducentemente femmineo nella sua natura , caoticamente solo. E' questo Essere la Grande Madre, l' ente inconoscibile, il termine sconosciuto, ventre-pareti-tetto-casa ovverosia “immaginabile tetto-limite-cornice contro cui le parole sbattono il loro significante”, trappola sonora senza possibilità di fuga ovvero contenitore poetico, libro di poesia . Giorgione, nella sua Tempesta, accanto al principio femminile (la donna che allatta) pone il principio maschile ( il guardiano) : esso conferisce l' ordine alla composizione , stabilizza la simmetria triangolare, garantisce l' architettura di un mondo razionalmente costruito in cui il principio generativo ancora potenzialmente destabilizzante, il fulmine, non può che scaturire al centro della composizione ( in ciò si realizza anche l' enunciato Aristotelico espresso nell' Etica Nicomachea) , poichè l' equilibrio naturale (ma anche sociale) necessita della collaborazione dei sessi . Ma in questo quadro la Grande Madre ha ormai assunto la sua forma compiuta , è degenerata diventando donna di carne , non è più l' originario grande ventre esogeno, trappola caotica del moto poetico . La bufera si è ormai placata nella tempesta che sta dietro, non più dentro ; nel momento della massima degenerazione della Grande Madre, quando il generato Giove si appropria della folgore, il maschile prevaricando sul femminile trasformerà la Madre in un corpo inerte: ogni movimento , ogni divenire sarà piegato, o meglio ricondotto alla catena percepibile delle cause e degli effetti. “Strana sorella”, Montale nomina la Bufera , “marmo manna e distruzione/ ch' entro te scolpita porti per tua condanna” , quel lampo che “ ti lega più che l' amore a me”. Se è vero che la Bufera è per Montale più di una sorella,ciò significa che Bufera ed Ego , caos e razionalità , possono incontrarsi e riconoscersi viso a viso ( e con la mano, sgombra/ la fronte dalla nube dei capelli , / mi salutasti) almeno per un istante , in seno alla Poesia. Poesia come atto e rito originario universale quindi, poiché Poetare significa rimpiangere e rinnovare questo primitivo, sublime incontro tra Ego e Bufera nel ventre della stessa Madre. Questo riconoscimento della sincronicità degli eventi si manifesta come il solo attimo fugace ( mi salutasti- per entrar nel buio) in grado di superare ogni barriera (incomunicabilità) e di gettare quel ponte , tra gli enti del mondo, che noi chiamiamo “comunicazione”; di conseguenza in questa vita il destino dell' Ego di tutti gli uomini sarà quello di ritrovarsi prigionieri nell' impossibile tentativo di lanciare verso questo involucro inerte la parola ( più che l' amore) come inutile atto percussivo : è per questo motivo che la Annino parla di un “trattato sull' indifferenza quale sospensione concorde della comunicabilità”, poiché l' incapacità, il desiderio insoddisfatto , può generare l 'indifferenza. In questo senso il tuo libro, Stefano, appare come una camera oscura, un involucro o prigione di significanti che in esso rimbalzano con la speranza di poter , almeno per una volta, fuoriuscire e diventare autentica Parola : tenerlo in mano è sostenere questa potenza straripante . L' ordine semantico dei testi, la giustapposizione delle “parole morfologicamente ferree” nel tuo stile inconfondibile, è quindi proprietà tipicamente maschile ; non è però esatto secondo me affermare che la tua poesia sia organicamente e volontariamente antilirica poiché , se ciò può esser vero per la forma, non lo è però per la sostanza : se lirico è ciò che scaturisce dalla integrità dei sentimenti dell' uomo, ecco, io “sento” nella tua poesia la presenza di questa potente energia lirica.


A presto

Sergio



26/06/2010

JAlbum 7.3