Letture proposte nel 2007 | DoctorCoppelius | |
Letture proposte nel 2007 : DoctorCoppelius |
#14 of 54 |
|
Progettazione e cura grafica Raffaele Curiel © Anterem Edizioni, 2007 via Zambelli 15 , 37121 Verona. Italia. direzione@anteremedizioni.it www.anteremedizioni.it La pubblicazione di alcune pagine dell´opera per gentile concessione degli autori RITORNO E RICOSTITUZIONE FISICA DI FAUST testo di Renato Job disegni di Mario Ceroli e Enrico Job centosettesimo volume della collezione Limina - è stato stampato nel mese di aprile 2007 da CIERRE GRAFICA per conto di Anterem Edizioni In copertina : Testa di Fanciulla di Andrea della Robbia , Firenze , Bargello. PREMESSA Il Doctor Coppelius apparve su "Il Caffè" nel 1961. I disegni sono opera di mio fratello e non vanno letti come illustrazioni di testo. È al contrario il testo che ha tratto ispirazione da essi. Gli ultimi disegni risalgono all´estate del 1960, e fu nell´aprile dell´anno successivo che io cominciai a scrivere. Il risultato, come si vedrà, fu un conflitto, uno scontro furibondo di idee che ero andato maturando nel corso di molti anni. Prima della scelta operata da me i disegni facevano parte di una serie senza titolo che comprendeva altri tre soggetti. Illustrazioni sono invece i disegni che accompagnano il Faust. Di Mario Ceroli quelli riguardanti l´ impianto complessivo e i quadri IV, V , VI, XL , XII, XIII. Di Enrico Job il costume di Margherita e il VI quadro; un manifesto della Galleria del Naviglio che risale alla personale dell´aprile 1970 illustra il IX quadro. Allo stesso modo le fotografie di alcune opere di Ceroli accompagnano come generico riferimento formale altri quadri sprovvisti di un disegno specifico. Pensato per il Festival del Teatro di Venezia, il Faust, che aveva per altro attirato l´interesse di Strawinsky, andò incontro ad alterne vicende di ordine economico e fu a causa del costo eccessivo che non si giunse alla realizzazione. Ma Ceroli non si scoraggiò e realizzò la mano gigantesca che nei VI quadro avrebbe dovuto uscire dalla scena protendendosi più criminosamente che minacciosamente sul pubblico. So che la espose, non so se qualcuno gliela comperò, ma le mancava l´essenziale, la forza espressiva che poteva venirle unicamente dall´azione nel contesto teatrale per il quale era stata ideata. Può essere utile considerare che circa un decennio divide il Faust dal Doctor Coppelius, periodo di tempo durante il quale avevo lavorato in una casa di produzione cinematografica e ben presto ero stato folgorato dalle potenzialità del montaggio. Ne conseguì che venni condotto ad approfondirle e sperimentarle. Una serie di circostanze fortunate mi pose nella condizione di poter disporre di un materiale la cui qualità dovevo al talento poetico dell´operatore Giuliano Giustini. Inoltre al montaggio c´era l´amico Lino Dedevitiis, che ora ¬ con una punta di rammarico perchè privato della gloriosa e infallibile moviola ¬ insegna al Centro sperimentale di cinematografia; un professionista geniale cui sarò sempre legato da gratitudine per l´esperienza che mi ha consentito di fare. Nacque così Prima linea, film che varava una struttura cinematografica completamente svincolata dalle tradizioni teatrali e documentaristiche pervenendo a una tensione stilistica estrema, molto vicina a quella che letterariamente la poesia può vantare nei confronti della prosa. Traguardo cui ero giunto anche perchè stimolato dalla complessità del tema della megalopoli, nel caso specifico Tokyo, mostro in cui già allora si era andata manifestando con chiarezza la vocazione suicida dell´umanità. Come sempre avviene la vivisezione che attuai era duplice, sia di forma che di contenuto, e una cosa dipendeva dall´altra. Tre anni dopo, nel 1972, Fellini realizzava Roma. Non so se avesse visto Prima linea. Può darsi perchè so che lo aveva visto Tonino Guerra. Del resto il successo era stato immediato e stupefacente. Erano molti quelli che lo avevano visto. Non so nemmeno io quanti e chi esattamente. Inoltre mia cognata «Lina Wertmuller era in rapporti di grande familiarità con Fellini. Comunque le analogie che si riscontrano sono interessanti. Alcune strutturali: il tema della metropoli contemporanea e la frammentarietà ,la suddivisione in episodi. Altre di contenuto: il "raccordo anulare", lo scavo della metropolitana, il finale motociclistico. Ma il risultato più prossimo al mio è presente soprattutto nell"esterno" delle chiassose e sguaiate tavolate della trattoria trasteverina seguito dall´improvviso stacco sullo stesso luogo ora deserto, immerso nel buio e nel silenzio notturno interrotti solo di quando in quando dai lampi e dal soffio della fiamma ossidrica degli operai che lavorano alle rotaie del tram. La lunghezza di questa sequenza, il movimento assorto della macchina da presa che scorre lentamente davanti alle vetrine illuminate dei negozi deserti, il passaggio dell´ombra di un cane randagio sui muri, non hanno alcuna relazione con la "storia" in cui sono collocati. Hanno vita autonoma. Sono pura, altissima poesia. Comunque anche in quest´opera di Fellini emerge più volte, frenetico e farneticante, il dramma inconsapevole del paradiso tecnologico e si avverte l´oscuro presagio della sua implosione. Quando nel 1961, molti anni prima della nascita del mio film, Giambattista Vicari, che era allora direttore de "Il Caffè", aveva pubblicato il Coppelius la presentazione dell´autore cominciava cosÌ: «Dobbiamo a Vittorio Sereni la certamente emozionante scoperta di Renato Job. . . ». Ma non fu l´inizio di quella assidua e pacata vicenda di arte e di pensiero che in generale lo storico della letteratura potrebbe aspettarsi dopo una tale dichiarazione. E questo perchè non avrebbe potuto più esserci un inizio di niente né per me né per gli altri. Ero come l´intera umanità uno di quei rottami che mio fratello aveva disegnato, e la corrente era già troppo forte perchè qualcosa potesse opporvisi. Ma se oggi sotto le nuvole che si addensano qualcuno dotato di un barlume di rispetto per la verità e la bellezza provasse a oltrepassare la soglia dell´Arca sia materiale che spirituale in cui ho trovato rifugio, potrebbe forse capire (sebbene io ne dubiti ogni giorno di più) come avrebbe potuto essere il corso della sua esistenza se avesse diffidato della felicità che gli era stata promessa, e di conseguenza quanto avrebbe potuto contribuire ad allontanare da sé e dagli altri la catastrofe che si va delineando. Renato Job
Renato Job è nato a Trento nel 1926. Ha vissuto i primi anni in Germania, poi rientrato in italia ha errato di città in città rinnovando allo scoppio della guerra questo inquieto itinerario. Si stabilisce infine a Milano dove lavora in una casa di produzione cinematografica. e le esperienze di regia e di montaggio si riveleranno un polo di riferimento linguistico che diventerà fondamentale e da quel momento si ai affiancherà e si intreccerà più volte con la vocazione poetica. Elementi riconducibili alla connessione e al dialogo delle immagini sono già presenti nel Doctor Coppelius, riappaiono nel Faust, ma troveranno espressione compiuta nei film Prima linea e Paris vision, in cui confluiranno molte Muse riunite in un indisciplinato Parnaso. Alla stessa fonte attingeranno in seguito le sperimentazioni di "collages" fotografici e di fotomontaggi digitali. La produzione poetica è in gran parte riunita nel volume Veneri e locuste pubblicato a Milano nel 1985. Le prose ,rare , sono inedite. Attualmente vive in provincia di Brescia dove ha trovato consono rifugio in un edificio costituito dalla fantasiosa stratificazione di sette secoli, l´ultimo dei quali è presente solo quando il proprietario è in casa. |