Su gentile concessione dell'autore riportiamo alcune poesie:
II
siamo
lo zenit e il nadir di un tempo incerto,
fatto
di ciottoli radi e sabbia e una barca di sospiri,
canti
e anima, fiera fantasia di naviganti, fatica di chi ebbe
sete
di altrove.
Se
accosti l’orecchio puoi forse sentire nel legno
l’eco
degli oracolanti,
il
tribolío .
Una
notte lunga come la creazione è il mio transito segreto
stanotte.
Fatti
conchiglia e soffia per me domani.
Di'
alle nuvole di aprirmi un varco.
Voci
di millenni salgono alle corde
di
questa mistica dell’errare, di questo errore prevedibile.
Crepita
la sponda alta e uno spiffero impedisce il sonno.
Macchie
di sole avanzano a ricordare
come
sarà il transito, quale azzurro possibile raggiungeremo
quale
abisso o bonaccia del cuore ci è destinata,
dove
dovremo fermarci in contrordine
e
tessere il telo limpido del mare.
IV
il
mare ci lambisce per la prima volta. Come da secoli di rovine
cautamente
l’onda indugia a ritrovare
la
perduta abitudine di amare la terra.
sgretola
se stessa nel mormorio e crede che ancora potrà
provvisoriamente
circuire cio che trova.
Disegna
allora geometrie incomprensibili come spanne
[destinate
a un proprio
esaurimento
interno.
Una
fisica dell’amare mette in campo
forze
che dovranno equilibrarsi
—
il portato dell’acqua
nel
tutto vuoto della conchiglia,
un trattenuto a perdere
una
proterva carità.
In
questo ondoso contuappunto stiamo io e te, presi
come
nell’atto di pronunciare
l’avvento
di ossi e coralli che ci dovra avvolgere
pericoloso
esito dell’attesa.
V
la
cosa più difficile per la madreperla
è
affiorare. Esita perché deve
tornare
a somigliarsi e per far questo deve assottigliarsi
—
dirompere in eccesso non
le è dato, né comporsi
nell’argine
della brezza presto costretta all’esalazione.
Certo
preferirebbe divagare, scoprire lentamente
come
fare a rilucere in potenza, dimezzare.
Ecco
allora che fluttua.
fluttua,
si tiene lontana dall' estensione e dall’abbraccio,
compone
internamente un mosaico di ragioni, trame vegetali
utili
a rimandare, affabulare, misurare
l'
esatto tempo necessario al sole per riscaldare
la
superficie accessibile del miraggio.
VIII
la
medusa vuole solo sfiorare,
lasciare
il segno e non dover
prendere.
La mente vuole invece fermarsi
costruire
sull’acqua, perdurare ciò che la scia fa solo
intravedere.
Un
bianco sottomarino di luce inopinatamente attrae il sole,
rifrange,
insiste nello sviare e si fa tormento,
inquietudine
ottica e pressione che di certo
non
potrà durare.
Ma
se il tempo si ferma
se
la storia ha i suoi anditi, i recessi
se
chi prese il largo pensò che avrebbe avuto pause,
esitazioni,
e voglia di tornare, allora
curare
la ferita
lenire
non
sarà impossibile
—
il rossore dell’utopia
dura per poco e resta sotto pelle e se brucia ricorda dove si volle
andare.
(oggi
conservo
una
foto dove tu guardi altrove;
una
timidezza d' occasione o una limpidissima
barriera
corallina all' obiettivo
al
progetto del naufrago)
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