Ecco l´opera che sta alle origini della bibliografia d´autore del grande regista italiano.
Su Fellini hanno scritto tutti e in tutte le lingue. Tuttavia, quest´opera fondamentale di
Solmi fu la prima ad affrontare la cinematografia felliniana aldilà del cinema stesso ,
introducendola in un più vasto contesto culturale, che assomma in sè tutta l´arte europea
nata dopo la fine della seconda guerra mondiale, e che proprio stando al cinema - trova in
figure come Fellini, Visconti, Bergman gli esempi più alti e definitivi della settima arte .
Il libro prende in considerazione la cinematografia
di Fellini partendo con i film precedenti il successo mondiale de I Vitelloni e si protrae sino
alla definitiva opera della prima maturità, quella Dolce vita che consacrò il regista italiano come
uno dei massimi artisti del Novecento, e che vinse tutti i premi delle giurie internazionali.
Naturalmente si analizza il periodo aurorale dei primi lungometraggi in collaborazione con Lattuada,
per approdare poi alle atmosfere rarefatte de Lo sceicco bianco, alla malinconica opulenza de
I Vitelloni, al patetismo straziante de La strada, alla ferocia interiore de Il bidone, alle stralunate
velleità mentali di Le notti di Cabiria, alla babele visionaria e profetica di quell´immenso affresco
che è La dolce vita. Dopo questo excursus effettuato ieri da Solmi, oggi rimane quasi nel lettore una
domanda inquietante:
se Fellini avesse smesso di fare film nel 1960, la sua poetica e la sua lezione sarebbero state più povere
o ancora più misteriosamente influenti?
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