Dal
flume Brenta ai Sette Comuni, dalla Valle dell’Astico agli
altopiani di Tonez:a e dei Fiorentini, dal Passo della Borcola a
Campo Grosso: è questo l’ampio teatro in cui opera il
conte Francesco Caldogno a tutela delle frontiere della Serenissima
tra il 1575 e il 1608.
Impostosi
all’attenzione del doge Marino Grimani con la celebre
«Relazione delle Alpi Vicentine e de’ passi e popoli
loro», nella quale denuncia le usurpazioni territoriali dei
limitrofi abitanti dell’impero Asburgico, verrà chiamato
a ribattere colpo su colpo ogni loro affronto mediante una fitta
serie di pericolose spedizioni: razzie di bestiame, incendi di
pascoli, sequestri di legname, distruzione di malghe e sentieri,
cattura di ostaggi, ripristino di vecchi termini confinari... Saranno
tali imprese – minuziosamente ricostruibili grazie ai carteggi
dell’epoca - a procurargli da un lato l' apprezzamento e la
stima delle autorità veneziane, dall' altro l’invidia di
molti suoi pari.Morirà improvvisamente nell’agosto del
1608, all’apice della propria carriera, pochi anni dopo essere
stato nominato provveditore ai confini montani vicentini nonché
cavaliere della Repubblica.
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