Letture 2012

CampoCroce (2007)
Giorno di San José(1999)

 
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Erika Reginato Muñoz (Caracas , 1977) , poeta, saggista e traduttrice si è laureata in lettere presso la Universidad Central del Venezuela. Ha pubblicato il libro di poesia “Dìa de Dan José”, (Il giorno di San Giuseppe,Eclepsidra, Venezuela 1999), il saggio “Cuatro estaciones para Ungaretti” ( Quattro stagioni per Ungaretti, Eclepsidra, Venezuela 2004). Ha tradotto in spagnolo le poesie dei poeti Milo De Angelis (Monte Avila Editores, Venezuela 2007),Davide Rondoni e diversi poeti italiani contemporanei. Ha partecipato varie volte a recitals nazionali e internazionali.



Da CAMPO CROCE

El peregrino




Esta mañana

fui a despojarme al río Brenta.


Coloqué cenizas en mis brazos,

me senté en los bordes de las piedras,

recogí peonias,

temores, tormentas.


Recé para aclarar mis penas.


En mis manos crecían

valles de nardos siivestres,

el atardecer en las estacas de San Pedro.


Al fondo escuché

la voz débil de un anciano.

Caminaba con un poco de frío en los pies

en compañía de la muerte.

Veía su casa, el jardín,

se despedía de sus padres todo el tiempo.


El peregrino se sumergió en el río

para contar los peces, la tenue luz,

las plegarias de sus latidos al evaporarse.


Al poco tiempo

el aire se hizo estrecho.






Il pellegrino






Questa mattina

sono  andata a purificarmi nel fiume Brenta.


Ho sparso cenere nelle mie braccia

mi sono seduta sul bordo delle pietre

 raccolsi peonie,

timori, tempeste.


Ho pregato per dissipare le mie sofferenze.


Nelle mie mani crescevano

valli di nardi silvestri,

il tramonto negl’intagli di San Pietro.


In lontananza ascoltavo

la voce debole di un anziano.

Camminava con un po’ di freddo ai piedi,

in compagnia della morte.

Vedeva la sua casa, il giardino,

si congedava dai suoi genitori per tutto il tempo.


Il pellegrino s’immerse nel fiume

per contare i pesci, la tenue luce,

le preghiere dei suoi battiti all’evaporarsi.


In poco tempo

l’aria si fece stretta.






Santa María del Lirio





Cubro mi frente

con un pañuelo de seda blanco.


El óleo agrieta el lienzo,

el altar de mármol caliente por la cera.


La levedad de la cúpula en el cielo

dibuja la línea curva e infinita de Dios.


Al regreso, el viento helado

aprisiona las ánimas que reposan

en las lápidas


Ofrecemos un puñado de azufre

y nos vamos en silencio.





Santa Maria del Giglio




Copro la mia fronte

con un fazzoletto di seta bianca.


L’olio screpola la tela,

l’altare di marmo caldo di cera.


La leggerezza della cupola nel cielo

disegna la linea curva e infinita di Dio.


Al ritorno, il vento gelido

imprigiona le anime che riposano

sotto le lapidi.


Offriamo un pugno di zolfo

e ce ne andiamo in silenzio.








Plaza de Santa Cruz




No hay lugar

donde penetren mis espejismos.


No hay más puentes grises que cruzar,

solo el aliento de tu sombra me inclina.


Ya no hay más huesos

que me separen la cabeza de la columna,

ni fuerzas que me hagan perder el equilibrio.


No hay tropiezos en el cuarto oscuro

o en los túneles que atraviesa el tren.


¿Habrá semillas de girasol

que se rindan en una acuarela?


Es un viaje,

un largo recorrido en Toscana,

tierra de graneros,

de alguien que pinta una iglesia antigua

y vaga anónima

por la áspera ciudad.






Piazza di Santa Croce


Non c'è luogo

dove penetrano i miei miraggi.


Non ci sono più ponti grigi da attraversare, 

solo il respiro della tua ombra mi fa piegare.


Ora non ci sono più ossa

che mi separano la testa dalla schiena,

nè forze che mi facciano perdere l’equilibrio.


Non ci sono più ostacoli nella stanza oscura

o nei tunnel che attraversa il treno.


Ci saranno semi di girasole

che si arrendono in un acquarello?


E' un viaggio,

un lungo percorso in Toscana,

terra di granai,

di qualcuno che dipinge una chiesa antica

e vaga anonima

per l' aspra città.



DA GIORNO DI SAN GIUSEPPE
Giorno di San Giuseppe (Día De San José. Ed. Eclepsidra,Caracas, 1999)

Traduzione Lucia Malfermoni




I fantasmi

pronunciano il mio nome


Aprono e chiudono

le porte delle stanze

sibilano le loro pene in corridoio


In ginocchio

supplico Dio

per un istante di silenzio


Abbasso la testa

con un po' di stanchezza


In mezzo alla notte scopro

la fine della distanza

il passare dei giorni


I fantasmi fumano nella mia stanza


Annunciano il commiato



.........................................................







La nostra infanzia anima mia

come il profumo

di una provincia nuda

Ana Enriqueta Teran



Ferma

nella casa della mia infanzia

vedo fantasmi, fiori e spiriti


Osservo un bosco immenso


Una farfalla

il cielo

Dio


Vedo

strade polverose

rovine negli incroci

mio padre che ci lascia


Al mattino

c'è una mano


Ho un gran peso

nei piedi


Apro gli occhi

contemplo


i giorni dell'infanzia

son finiti






.........................................................







Le lenzuola di mio padre

non si potranno usare


Quando si alzava la marea

lui cassava le vele


Su la randa

Giù la randa


Non si fermava mai


Ma una notte si fermò

cinque volte


La prima

in cucina

la seconda

vicino alla finestra

la terza

accese la luce

la quarta

con il petto aperto

si guardò allo specchio


L'ultima volta

naufragò nella penuria






Erika Reginato (Caracas)



poesie pubblicate per gentile concessione dell' Autrice

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