FiberFaber
Orizzonti
artistici della fibra
Sei
artisti a confronto
A
cura di François Bruzzo
Spazio
espositivo ex Lanificio Conte,Largo Fusinelle, Schio (VI)
Dal
28 Novembre al 31 Dicembre 2009
Ingresso
libero
Orario
apertura il Sabato e la Domenica Dalle 10.00 – 12.00 e 15.00 –
19.00
Elvezia
Allari
Elvezia
Allari (nata a Schio, Vicenza 1965) crea allestimenti, monili e opere
di textile design artificiali. I suoi materiali d’elezione sono
silicone, i polimeri a caldo, filo di ferro cotto, carta, impiegati
in modo inconsueto, piegati ad ordire aere tele di ragno cha
catturano tessere musive o cristalli, pellicole d’oro o piccoli
oggetti del quotidiano, che insieme guardano alle antiche cotte delle
armature al macramé orientale e alle trasparenze glamour del
terzo millennio per “vestire di ironia” gli ambienti,
assecondando un immaginario gentile con oggetti sorprendenti e
sintetici. Il suo lavoro percorre l’immaginario femminile con
interpretazione ironica e divertimento linguistico
Gabriella
Crisci
Il
lavoro di Gabriella Crisci (Benevento 1972) tende a relazionare lo
spettatore con l’opera d’arte. Le sue sculture si
prestano ad una fruizione a livello sensoriale. Sono i cinque sensi
infatti che vengono messi in moto osservando le sue opere realizzate
prevalentemente con moduli i spiriali (fili in PVC, spille da balia,
graffette colorate) oppure con oggetti industriali. L’artista
non adopera mai immagini inquietanti o deliberatamente volgari,il
concetto dei suoi lavori sono spesso completati da suoni e odori che
inducono lo spettatore a rielaborare l’immagine che gli viene
sottoposta. Spesso i lavori sono ironici, dissacranti, come nel caso
dei Tappeti di preghiera (visione occidentale) che rappresentano le
porte del paradiso ed hanno un chiaro riferimento religioso. Le
spille da balia intrecciate come trama di tessuto riportano alla
mente l’espiazione.
Vito
Capone
Da
oltre un ventennio la ricerca di Vito Capone (Roma, 1935) ruota
intorno alla carta come materia che si articola come serrata indagine
sulle sue possibilità espressive, sulle sue capacità di
trasformarsi in altro attraverso gli strumenti dell’arte. Per
Capone la carta è l’opera: modellata mescolando alla
polpa foglie, erbe, giunchi sottili, fili di cotone e canapa, incisa
per evidenziare la tattilità della superficie e creare
sapientemente escrescenze e solchi, sovrapposizioni e incrinature,
pigmentata, utilizzando con grande raffinatezza il bianco e il nero,
colori non-colori che esaltano la luce sublimandola. E' così
che dalla polpa vischiosa nascono manufatti dal carattere
inconfondibile, di sensibile sostanza fatta di superfici porose e
sapienti consunzioni, di corrugamenti e sorprendenti stratificazioni,
di slabbrature e improbabili addensamenti.
La
critica colloca le sue opere accanto a quelle di Sadun, Fontana,
Burri ,Calderara, Manzoni, Morelli,Maldonado.
Luciana
Costa Gianello
Luciana
Costa Gianello (Vicenza 1936) scrive gli intrecci della quotidianità
con la nostra origine, rielaborando tematiche cosmogoniche e sacre
afferenti al linguaggio e alla scrittura, intrecciando la
fascinazione dei simboli con gli emblemi dei fenomeni della natura.
Calligrafie, gufi, segni si ordiscono come pieni e vuoti come in
quelle realizzazioni ispirate alla tecnica del ‘taiadotaiuzado’
veneto del Cinquecento. Nelle opere più recenti, numerosi sono
i materiali tutti trattati in modo personalissimo : dalla vecchia
carta trasparente da fotografi e tessuto tarlatana, al plexiglass,
alla carta giapponese e il poliuretano. Diventano superfici di
scrittura e riflessi dove la luce inventa i suoi glifi e il suo
alfabeto. L’identità con le sue rifrazioni e i suoi
riverberi, i suoi complessi labirinti segnici quali li rivelano le
nostre impronte, diventa così il tema predominante di
un’artista fra le più significative della Fiberart
italiana.
Patrizia
Panizzolo
Per
Patrizia Panizzolo (Padova 1954) il tessuto, sapiente trama di fili
sovrapposti, è il “morbido” terreno della sua
sperimentazione tecnica e concettuale. Garze leggere trasparenti e
sfilate, danno vita a nuovi intrecci compositivi di materiali
diversi. Con la tecnica di stampa a linoleum crea contrasti
cromatici, segni minimali sfuggiti al controllo della scrittura di
racconti dal vario impianto forma quali kimono, pannelli, stoffe
arrotolate a spirale, ma mantenendo un tracciato narrativo che si
ripercuote sui vari supporti formali come la modulazioe infinita di
una storia originaria, fatta di armoniche campiture cromatiche,
variazioni tonali di tramature.
Angela
Simone
Angela
Simone (Albenga, Sv, 1963) intreccia e costruisce collane, bracciali,
orecchini e monili lavorando carte di consistenze e grammature
differenti, con collezioni che cambiano a seconda delle stagioni,
impiegando delle specifiche tecniche di preparazione dei materiali
come i “suminagashi” che colora con china sparsa in acqua
la superficie della carta donando un effetto d’onda, o il
“quilling”, cioè il gesto di arrotolare
strettamente, realizzando ora gioielli leggerissimi trattenuti da
fili vaporosi, ora in cartoncino ondulato domato come fossero opere
costruttiviste. Inventa perle resistenti, impermeabili all’acqua
e sempre sorprendenti: larghe o strette, grandi o piccole, panciute o
asciutte, barocche o minimaliste, legate con fili e filati senza
limiti di poesia, dal cordone alla lana, dalla coda di topo al
cordino di caucciù, dal tulle alla canapa.
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