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Giarina Arte Contemporanea
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eventi:
SILVANO
TESSAROLLO
Mart,
Rovereto
Percorsi
riscoperti dell'arte italiana. VAF Stiftung 1947-2010
2.07
> 30.11. 2011
a
cura di Gabriella Belli e Daniela Ferrari
54^
Esposizione Internazionale di Arte Contemporanea
Biennale
di Venezia
Padiglione
Italia | Veneto
21.06
> 21.11.2011
a
cura di Vittorio Sgarbi
CASA “LA
VITA”
a cura di
Valerio Deho
Sabato 22
ottobre 2011 ore 18 :30
Enrico Baj
Ben Patterson
Ernesto Jannini
Silvano
Tessarollo
COMUNICATO STAMPA
L’arte
si avvicina spesso alla letteratura, sono parti dello stesso
sogno. Questa mostra è un omaggio ad Andrea de Chirico,
cioè ad Alberto Savinio, musicista, artista e scrittore
oltre che “fratello” del celebre Giorgio. La sua
raccolta di racconti dal titolo “Casa ‘La Vita’
“ pubblicata nel 1943 affronta il tema dei ricordi, della
casa come archetipo e si miscela con la scoperta della morte,
inizio e fine di tutto. I racconti sono poi arricchiti da
disegni, e brevi testi in omaggio ad una tradizione surreale e
visionaria a cui Savinio contribuì in modo determinante.
Ci sono degli “occhi” in cui lo scrittore compone
versi di accompagnamento ai racconti, delle chiose molto libere,
delle direzioni dello sguardo da suggerire al lettore,
intervallando racconti. Del resto anche fisiologicamente
l’occhio per Savinio, è l'organo principale della
conoscenza e del rapporto con il reale. Permette la percezione ma
anche lo stravolgimento, quell’ effetto di straniamento che
ci fa rendere irriconoscibili anche gli oggetti più usuali
spesso attraverso l'avvicinamento e l'allontanamento dei
particolari.In effetti, in questa mostra gli artisti rivisitano
un tema comune, La casa, non solo in modo creativo ma anche come
resa problematica di ciò che è familiare. La casa è
protezione, separazione dal fuori, isolamento, simbolo della
famiglia e della felicità domestica.
La
mostra articola in quattro momenti i luoghi dell’abitare e
del vivere. Ben Patterson, celebre artista Fluxus, ha realizzato
un copriletto che è un inno alla coppia. Realizzato in
stoffa blu e dipinto in modo abbastanza naif, la coppia in piedi
con tanto di attestato di matrimonio solidamente impegnato dal
marito, si erge in un ambiente floreale. Sembra una rivisitazione
di Rousseau il Doganiere, un’opera insolita e felice nel
lavoro di Patterson. Naturalmente c’è anche il
letto, il talamo gestatore della famiglia, che reca le scritte
Wife e Husband, che sottolineano l’unione ma anche i ruoli,
i limiti e le funzioni domestiche.
Silvano
Tessarollo dà una carica di temporalità rappresa
nelle sue installazioni dedicate alle salle de bain. I colori
cupi, la materia scabrosa del fiberglass, le incrostazioni di
colore che marcano l’abbandono, caricano questi luoghi di
forte esistenzialità. C’è sofferenza, attesa,
ma anche probabilmente la ricerca di una sobrietà che
annulla l’inutile e ponga di fronte alla nudità
delle cose. Le opere di Tessarollo ampliano il disagio, non sono
rassicuranti, le sue stanze da bagno sono reperti quasi bodies of
evidence. Raccontano delle storie attraverso la materia e i
coaguli, rinviano ad un immaginario che nel cinema porta il nome
di David Lynch. Mettono insieme il banale con l’inquietudine,
sono presenze che si giustificano da sole.
Ernesto
Jannini ha spesso contaminato la natura con i chips elettronici,
con l’hardware delle miriadi di macchine che ci aiutano e
accompagnano nella vita e nel lavoro. La sua cucina però
risulta antitecnologica, proprio perché la natura non è
naturale ma è natura rappresentata. Senza freddezza e con
la consueta ironia, Jannini compone un ambiente che è
unheimlich per eccellenza anche se possiede in sé il germe
per una lettura realistica del presente. Ma proprio il rigore e
l’attenzione tecnica di Jannini danno anche l’illusione
della perfezione, che tutto sia sotto controllo, che tutto abbia
un ordine. Proprio nel tempio della casa dedicato al Dio Cibo,
l’artista ci convince che la distanza dal naturale è
ormai annullata da una tecnica a cui l’uomo ha affidato il
proprio futuro. Che il mondo è questo e si avvicina sempre
di più alla sua metafora tecnologica.
Un
artista distante dai precedenti per storia ma molto incline al
paradosso e alla patafisica come Baj, è presente con un
lavoro del 1987 che rappresenta un gioco degli scacchi con
le relative quanto immaginifiche pedine. Il suo lavoro è
perfetto per un salotto, per una living room. L’artista
morto nel 2003, da un lato vi è una chiara citazione di
Duchamp, grande esperto di scacchi, dall’altra esalta la
dimensione del gioco come allegoria universale. L’opera diventa
esattamente il Gioco del Mondo, titolo tra l’altro di un
libro di Julio Cortazar, uno spazio limitato in cui si
configurano i poteri e i simboli che reggono le sorti della
terra. Del resto la formazione dada surrealista dell’artista
è sempre stata improntata ad una vena di critica sociale,
di raffigurazione del teatro del mondo attraverso i ruoli e i
poteri forti che si giocano le redini della terra. Questo lavoro
in legno di Baj è un microcosmo, riflette specularmene
l’idea della casa come struttura chiusa, come luogo
concentrato di persone e funzioni sociali.
La
mostra mettendo insieme artisti di differenti generazioni, vuole
anche trasformare lo spazio della galleria in un ambiente
domestico, rompere la distanza della galleria d’arte verso
il pubblico per vedere e ragionare attorno ad uno dei temi
fondamentali dell’esistenza.
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