Valmore
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COMUNICATO
STAMPA
Vincenzo
Balena e Alberto Biasi
dalla
54a Biennale
di Venezia
inaugurazione
venerdì 03 febbraio 2012 ore 18.00
Saranno
presenti gli artisti
La
mostra proseguirà fino al 23 marzo 2012
orario:
lunedì 15.00-17.00; da martedì a venerdì
10.30-13.00 e 15.00-18.30
sabato
e orari diversi su appuntamento
Con
questa mostra Valmore studio d'arte ripropone due artisti che segue
da molti anni con interesse e attenzione. Molto diversi fra loro, ma
accomunati da un grande talento e da profonda sensibilità, i
due artisti sono stati invitati ad esporre alla Biennale di Venezia
al Padiglione Italia presso le Corderie dell'Arsenale durante la 54a
edizione conclusasi nel novembre scorso. Come è noto, in
occasione di questa edizione, è stato chiesto ad illustri
personaggi delle arti e delle scienze di segnalare un artista. Il
poeta Maurizio Cucchi ha scelto Vincenzo
Balena con questa
motivazione: “Artista di grande raffinatezza e
qualità, non ancora noto come il suo valore meriterebbe,
Vincenzo Balena risalta per la capacità di essere al tempo
stesso densissimo e lieve. Nelle sue sculture dimostra infatti una
sensibilità acuta, che gli consente di realizzare sognanti
forme aeree pur prelevando dalla fisica opacità della
materia.”
Scrivono
di lui:
Il
cotto, la cera, il bronzo, l'alluminio, il legno [...] Balena crea le
sue immagini come se , come se
fossero nascoste tutt'intorno a lui e si trattasse soltanto di
scoprirle, di trarle alla luce [...] e questo, si
capisce, non è affatto vero. [...] Niente nelle sculture di
Balena è mai “trovato” [...] tutto [...] è
prodotto dalla sua mente e dal suo inconscio, è la
conseguenza, il riflesso, la materializzazione di un suo progetto o
sogno formale. Ma non meno di questa precisazione vale quella,
apparentemente opposta, che per lui nessun progetto, nessun sogno si
libera – si “scatena” – se non a contatto con
la materia anzi con materia, così
come per un poeta che sia davvero
tale non c'è immagine o metafora che possa organizzarsi e
consistere all'infuori dell'evento sonoro che la tiene a battesimo.
(Giovanni Raboni)
Queste immagini, questi frammenti di visione
hanno una grande drammaticità, una grande capacità di
testimonianza dell'orrore contemporaneo [...] sono sicuramente
reperti di un mondo tragico; ma nello stesso tempo hanno anche una
straordinaria carica di vitalità e oserei dire di gioia.
(Giovanni Raboni,
1994)
Balena trova i suoi soggetti nel mondo organico
naturale; sceglie di presentarli nel loro stato di decadenza,
disfacimento, dolore. La sua scultura è un urlo nell'aria. Si
solleva da terra e cerca una situazione ideale nello spazio. (Lea
Vergine, 1990)C'è
in Balena, il segno sicuro di una sovrana, solitaria, risolta
autonomia e, soprattutto, c'è la traccia splendida di una
forte, rigorosa, palpitante concentrazione poetica: la fiamma gentile
di una vera poesia dello sguardo. (Giorgio
Seveso, 1990)
Certi
gruppi di grandi dimensioni, le cui figure sembrano afferrate da un
vento irrefrenabile, è come se mostrassero, nella spirale che
insieme disegnano, i vari stadi di una metamorfosi in atto. (Roberto
Sanesi, 1996)
Balena
è artista di inquieta sensibilità e a sua volta stimola
tensioni interiori e riflessioni intellettuali in chi ne avvicina
l'opera [...] Una domanda che si è posto sovente chi ha
guardato l'opera di Balena con attenta partecipazione è se
l'artista intenda testimoniare il logorio e il disfacimento della
materia, quindi l'effimero come emblema assoluto dell'essere; o se
invece egli ci proponga di dimostrare che non si dà evento o
traccia, naturale o storica, che non meriti d'essere conservata e
sacralizzata. Se egli voglia insomma rappresentare il labile o il
duraturo. (Rossana
Bossaglia, 1997)
Vere e proprie riflessioni sui nostri destini: mentre anche il
metallo di recupero diventa “pagina”, ostensione formale,
oppure si rimodella nella straordinaria sequenza dei “volti”.
Così Balena ridice, attraverso resti destinati alla morte, la
nostra continua resistenza nella vita. (Giancarlo
Pauletto, 2011)
Alberto
Biasi è stato
scelto dal Premio Nobel per la Fisica 1976 Samuel C. C. Ting che
afferma: “In Biasi avverto il nesso non frequente
fra arte e scienza. Per questo m'interessa il suo rigore”.
Riallacciandoci alle motivazioni che hanno portato alla scelta di
Alberto Biasi da parte del fisico premio Nobel Samuel C. C. Ting,
citiamo l'illuminante affermazione del filosofo Nelson Goodman: "...
le arti devono essere prese in considerazione non meno seriamente
delle scienze in quanto modalità di scoperta, di creazione, di
ampliamento della conoscenza, nel senso largo di progresso nel
comprendere, e quindi la filosofia dell'arte dovrebbe essere
concepita come una parte integrante della metafisica e
dell'epistemologia.” Scrive di lui Monica
Bonollo: Il
movimento virtuale, il passaggio dallo stato del possibile a quello
dell'esistere secondo alcune condizioni predeterminate, le infinite
configurazioni della realtà visiva sono solo alcuni spunti tra
le innumerevoli suggestioni della complessa poetica dell'artista.
[...] Eco,
istallazione progettata nel 1974, anticipa di vent'anni
le opere interattive degli anni '90: la presenza fisica dello
spettatore è già elemento figurativo stesso e
condizione imprescindibile di un'opera concepita come processo
all'interno di un campo di accadimento. Ma i Rilievi ottico-dinamici,
i Politipi e le numerossissime immagini cinetiche, che costellano
l'attività artistica di Biasi dagli anni '60 ad oggi, sono
solo apparentemente più lontane, ne rappresentano invece
l'imprescindibile premessa. [...] “l'occhio innocente" è
un mito senza alcun riscontro nella realtà. [...] Se non
esiste un occhio innocente non può esistere il dato assoluto,
il dato riprodotto al di là di qualsiasi mediazione. La
visione è condizionata dalle nostre ipotesi, dalle nostre
attese poichè l'occhio non opera autonomamente ma è
parte di un organismo complesso: percezione, rappresentazione e
conoscenza interagiscono fra loro. Il processo visivo seleziona,
discrimina, isola e raggruppa, elimina e completa, trasforma e
costruisce. Ma se l'occhio non è più un passivo
spettatore ed è incapace di valutare le cose senza partire da
pre-giudizi e pre-congetture, non è più possibile dire
cosa sia il mondo "oggettivo". Non esiste un mondo libero
da qualsiasi vincolo e complicità con l'occhio e con il
cervello. Ma se la percezione stessa è costruzione,
rappresentare non significa riflettere un mondo già dato, ma
costruire un mondo in un processo interattivo. Ecco allora che lo
spettatore si confonde con l'opera, si fondono i confini fra
l'immagine e il suo osservatore, l'uno non può esistere senza
l'altro. Il processo artistico non può esistere senza
l'attivarsi di questa complicità. Diventa quindi impossibile
non accorgersi che le opere di Alberto Biasi, con la loro leggerezza
e l'apparente semplicità di un gioco, ci mostrano che in ogni
rapporto che intratteniamo con il mondo, in ogni istante di
percezione, in ogni atto di conoscenza, ci assumiamo la
responsabilità di creare il mondo che ci circonda e noi in
lui.
Vincenzo
Balena (Milano, 1942)
si dedica inizialmente allo studio della morfologia animale, nel
solco del realismo esistenziale. Dai primi anni ’70
espone con regolarità alla Montrasio di Monza e al Naviglio di
Milano. Merita subito l’attenzione critica di G. De Micheli e
M. Rosci, seguiti da R. Bossaglia, C. Pirovano e L. Vergine. Negli
anni ’80 dedica a Pasolini una serie di dipinti e sculture ed
entra in contatto con poeti e scrittori: fra questi, G. Raboni segue
con interesse la successiva indagine della figura umana ridotta a
frammenti, disiecta membra. Si tratta di sculture in terracotta e
fili metallici, cera, bronzo, legni e alluminio sbalzato, proposte in
luoghi prestigiosi con mostre personali e collettive tra le quali
citiamo solo alcune: Permanente di Milano, Palazzo delle Stelline di
Milano, Castello Sforzesco di Milano, Villa San Carlo Borromeo a
Senago, Abbazia di Sesto al Reghena, Villa Arrivabene di Firenze,
Pinacoteca Alberto Martini di Oderzo, Casa di Giorgione a
Castelfranco Veneto, Centro Culturale Zanussi di Pordenone; e in
contesti internazional (Dusseldorf, Praga, New York, Stoccolma).
Realizza le scene per lo spettacolo “Borges café
Rêverie” rappresetato a Villa San Carlo Borromeo, al
Teatro Juvarra di Torino e al Teatro dell'Arte di Milano. I lavori
più recenti, affrancati da espliciti rimandi figurativi,
esplorano le inedite risorse espressive dei rifiuti tecnologici. E'
invitato alla LIV Biennale di Venezia.
Alberto
Biasi, nato a Padova
nel 1937, inizia l'attività di pittore e scultore nel 1959.
Ancora giovanissimo, nel 1960 espone con Enrico
Castellani, Piero Manzoni e altri artisti europei della "nuova
concezione artistica". Nello stesso anno costituisce il Gruppo
N, nel '61 è fra i promotori di "Nuove Tendenze" e
nel '62 tra gli iniziatori di "Arte Programmata". Dopo lo
scioglimento del Gruppo N si riscopre "solista". La sua
attività artistica è caratterizzata da una ricerca di
grande coerenza nella op-art e nell'arte cinetica e programmata.
Oltre a innumerevoli mostre collettive, fra cui la XXXII, la XLII e
la LIV Biennale di Venezia, Alberto Biasi ha avuto più di
cento personali in luoghi prestigiosi quali il Museo dell’Hermitage
a San Pietroburgo, il Palazzo Ducale di Urbino, la Casa del Mantegna
a Mantova, il Museo della Cattedrale di Barcellona, il Palazzo dei
Priori a Perugia, il Museo Nazionale di Villa Pisani. Sue opere si
trovano alla Galleria Nazionale di Roma, al Museum of Modern Art di
New York e nei Musei di Belgrado, Bolzano, Bratislava, Buenos Aires,
Ciudad Bolivar, Epinal, Gallarate, Guayaquil, Livorno, Lodz,
Ljubljana, Middletown, Padova, Praga, San Francisco, Saint Louis,
Tokio, Torino, Venezia, Wroclaw, Zagabria e in numerose collezioni
italiane e straniere.
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