San Vito
di Leguzzano (VI)
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sabato
22 settembre ore 22.30
GRANDI
EVENTI
CARLA
BOZULICH´S EVANGELISTA (Usa)
Carla
Bozulich - voce, chitarra
Tara Barnes -
basso
Dominic Cramp - electronics
Jhno -
viola, percussioni
Presentano l´ultimo disco "In
Animal Tongue".
"...quando Carla Bozulich
prende un microfono in mano sembra farlo con la deliberata
intenzione di strapparti la carne di dosso."
Imperdibile
per i fans di Diamanda Galas, Lydia Lunch, Patti Smith e Nick
Cave.
http://carlabozulich.com
http://www.myspace.com/carlabozulich
http://www.audiodrome.it/modules.php?op=modload&name=News&file=article&sid=3392
Carla
Bozulich torna in Italia col suo progetto Evangelista. I suoi live
sono esperienze di necessario sommovimento interiore, capaci di
toccare i vertici dello spettro emozionale. In tempi di finzione e
superficialità questa è la musica che più ci
piace e che sosterremo fino in fondo. Come scrive Luigi Mutarelli
su Rumore, a proposito del notevole ultimo disco in studio "In
Animal Tongue" (uscito sulla fida Constellation,
collettivo/label di Montreal che, guarda caso, per la sola Carla
ha derogato alla regola di pubblicare sempre e unicamente artisti
canadesi), "quando Carla Bozulich prende un microfono in mano
sembra farlo con la deliberata intenzione di strapparti la carne
di dosso. Lei vuole il sangue e la sua musica sembra essere
l´antidoto perfetto per risvegliare anche l´ascoltatore
più anestetizzato... rock destrutturato, ruvidità
post-punk e vocalizzi più o meno improvvisati che si
concedono alla melodia con l´unico fine di fare male...
Carla è un artista necessaria"
Imperdibile per i
fans di Diamanda Galas, Lydia Lunch e Patti Smith
Evangelista
ha poi licenziato “Hello, Voyager” nel 2008 e “Prince
of Truth” nel 2009. Questi lavori sono valsi alla Bozulich
copertine di riviste specializzate (The Wire, Blow Up) e
l’acclamazione unanime di critica e pubblico. Le
registrazioni e i numerosi tour (americani ed europei) con
Evangelista non hanno impedito a Carla Bozulich di portare avanti
numerose collaborazioni (Nels Cline, Lydia Lunch, Thurston Moore,
Mike Watt, Christian Marclay, Ches Smith, Shahzad Ismaily
Francesco Guerri, Sarah Lipstate) e di esibirsi in progetti di
sound installation (presso la Schindler’s House e il Getty
Museum). Nell’agosto del 2009 Carla ha suonato al fianco di
Marianne Faithfull e Marc Ribot all’interno della
Ruhrtriennale 2009 a Dusseldorf.
I suoi live sono esperienze
indimenticabili e dall’alto tasso emotivo in cui si rompono
i confini tra artista e pubblico in nome di un irresistibile moto
di trasformazione interiore.
Evangelista
Carla
Bozulich è l’ex cantante dei Geraldine Fibbers e
prima ancora degli Ethyl Meatplow, combo industriale di Los
Angeles. Una vita di eccessi tra droga e prostituzione, e una voce
che è in diretta comunicazione con l’anima.
E’
blues la musica di cui ci accingiamo a parlare, un blues gotico,
con arpeggi di chitarra a perdersi nel vuoto, con l’organo a
dipingere scenari di assoluta sacralità apocrifa.
Un’intensità che avvolge e ipnotizza.
Ecco,
immaginate una Nico all’apogeo del dolore interiore
salmodiare sulle trame lente e austere dei Crime And The City
Solution, con i suoni Constellation sullo sfondo e qualche
pennellata astratta alla maniera dei grandi Supreme
Dicks.
Davvero, "Evangelista" è un’esperienza
d’ascolto totalizzante, dove è perfetta l’interazione
tra il protagonismo canoro di Carla e la controparte strumentale,
assolutamente non minoritaria nell’economia globale del
suono, tanto che, voce a parte, se ne potrebbe ricavare un album
di buonissimo post-rock (collaborano, infatti, membri di Godspeed
You! Black Emperor, A Silver Mt. Zion, Black Ox Orkestar, tra gli
altri).
Ovviamente è l’interpretazione sanguinante
della Bozulich a fare la differenza, a partire dalla title track,
quasi dieci minuti di spine che scorticano le carni, urla e
disperazione.
Magistrale nella sua continua alternanza di stasi
e accelerazioni, nervosismi e rilassamenti, climax di tensione che
sale fino a implodere, senza trovare sfogo. Da sola varrebbe il
prezzo d’acquisto del cd.
Non è di facile ascolto,
"Evangelista", per via di un suono poco lineare, attento
ad assecondare gli spasmi della Bozulich. Se necessitate di una
porta d’accesso che semplifichi la comprensione, è
consigliabile skippare dalle parti di "Pissing", cover
dei Low dall’ultimo "The Great Destroyer", ripresa
abilmente in tutto il suo fulgore "pop".
I pezzi sono
intrisi di una tensione drammatica notevole. Diventa addirittura
estenuante sostenerne l’ascolto nei momenti di concitazione,
quando, per una sorta di transfert psicologico, i dolori
dell’artista sembrano riversarsi sull’ascoltatore, o
almeno questa è la sensazione.
Ricordate? Il primo Nick
Cave era maestro nell’annullare le distanza tra performance
e fruizione passiva. E prendete ad esempio "Baby That’s
The Creeps", dal fluire chiesastico, improvvisamente
squassato dal delirio autodistruttivo della protagonista, così
lancinante da stimolare associazioni mentali che riferiscono di
pulsioni di morte.
Un (gran) disco di lacrime e sangue, come da
tempo non ne sentivamo.
Da maneggiare con cautela.
In
animal Tongue
La ragazza Carla e il suo alter-ego
bandistico, Evangelista, ritorna in auge e non smette di stupire.
Dopo un "Prince of Truth" di transizione, con alcuni
numeri di sicura persuasione, il nuovo "In Animal Tongue"
sembra essere giunto a una destinazione espiatoria. Carla Bozulich
è diventata un´autrice intransigente, quasi mitomane
nel suo recidivo martirio, tanto che, per una buona metà,
l´album mette da parte la trascendenza altisonante e suona
apertamente - e umilmente - dark-folk; i tempi sono spesso
regolari marce funebri.
Non ci sono grandi novità in
omelie-prontuari come quelle della title-track, qua è là
riecheggiante Nico, o di "Artificial Lamb", sorta di
Nick Cave al femminile, con arrangiamenti - al solito - un po´
cameristici e un po´ elettronici, né in "Bells
Ring Fire", che non va molto oltre la raffigurazione di una
Patti Smith lamentosa spalleggiata da un ensemble di archi. Il
"boogie" gotico con effetti di "Hands of Leather",
con i suoi soli due minuti, fa meglio di queste litanie.
"Tunnel
To The Stars" inaugura un ritorno ai climi più roventi
e alle partiture più paurose del primo "Evangelista",
con una citazione di Nico stavolta potente (archi tremuli,
harmonium fluttuante). "Die Alone" è un´altra
creazione disgiunta, una dichiarazione alla Bob Dylan ma
ossificata e orribilmente deformata, attorniata da vocalizzi di
strega, percussioni arcane, un glockenspiel dissonante. Dopo un
"Enter the Prince" di effetti vocali e droni a mo´
di fischio di locomotiva a vapore, "Hatching" chiude
come "Francis Massacre" chiudeva "Flowers Of
Romance" dei Pil. Una musique concrete informe duetta con
feedback lancinante ed effetti sonori, quindi le percussioni
trafiggono tutto trasformandolo in balletto infernale (atonale);
la voce se ne sta in disparte, intervenendo solo negli ultimi
istanti come un deus ex machina mortifero, in maniera
sconnessa.
Dopo un avvio lento, la Bozulich del terzo
Evangelista sfoggia una seconda parte di prurigine catastrofica,
di voragini esistenziali, degna della sua carriera maggiore, come
pure della sua fama e della sua recente onnipresenza. Manca forse
una tavolozza espressionista (che invece è ben reclamizzata
dall´artwork, una riproduzione di "Girl Smoking"
del pittore collagista newyorkese Jesse McCloskey, già
presente in "Prince Of Truth", cfr.), ma il suo ego che
ormai straripa misticismo da tutti i pori lo rende il suo lavoro
più solennemente "creato".