UNA
MOSTRA IN RETE
PIETRO
BEMBO
E
L’INVENZIONE
DEL
RINASCIMENTO
Guido
Beltramini
curatore
della mostra
Luca
Illetterati
Università
di Padova
venerdì
1 marzo 2013 ore 20.30
Palazzo
Festari – Corso Italia n.63 – Valdagno (VI)
per
informazioni: info@guanxinet.it -
www.guanxinet.it tel. 0445 406758
in
collaborazione con Libreria De Franceschi snc Valdagno (VI) tel. 0445
412877
Che
cos'è una mostra d'arte? Qual è il significato che
soggiace all'esigenza di raccogliere
insieme
una pluralità di opere? Le mostre sono in realtà dei
racconti. Più o meno complessi,
più
o meno articolati. Ma senza la struttura narrativa del racconto non
c'è in realtà una
mostra.
La
mostra Bembo e l'invenzione del Rinascimento è uno
straordinario racconto nel quale si
intersecano
una molteplicità di piani narrativi tenuti insieme e annodati
proprio dalla figura
di
Pietro Bembo, il grande intellettuale veneto che dà per primo
voce alla necessità di dare
una
lingua italiana fornita di regole e canoni proprie da porre accanto
alle grandi lingue
classiche.
Per fare questa operazione Bembo si ispira proprio all'arte. Così
come Raffaello e
Michelangelo
hanno creato una nuova lingua dell'arte ispirata ai grandi modelli
dell'antichità
classica,
senza tempo e senza inflessioni regionali, altrettanto si tratta di
fare con una lingua
nazionale.
Non a caso la casa padovana di Bembo può essere considerato il
primo grande
museo
moderno, in cui si trovano affiancate le creazioni delle epoche
classiche con le opere
dei
contemporanei con i quali Bembo è in contatto.
Attorno
a questa idea si sviluppa la mostra. Che è dunque insieme un
viaggio dentro una
straordinaria
personalità intellettuale, un percorso nell'Italia delle
grandi corti e del papato
romano
nell'epoca del suo massimo splendore culturale, un'indagine nella
genesi di un'epoca
che
è quella da cui si sviluppa la modernità. E soprattutto
è un viaggio nella nascita di una
identità
italiana basata sull’arte e sulla cultura, il Rinascimento
italiano, che tuttora è il
fondamento
su cui si costruisce il prestigio del made in Italy nel mondo.
Bembo
realizza la sua invenzione del Rinascimento in una Italia frammentata
in piccoli stati in
conflitto
fra loro e in balia delle grandi potenze europee. Arte e cultura come
riscatto dalla
crisi.
E oggi ?
Guido
Beltramini: dal 1991 è direttore del Centro
Internazionale di Studi di Architettura Andrea
Palladio
di Vicenza. E’ stato professore a contratto all’Università
di Ferrara e borsista alla
Columbia
University, al Centre for Renaissance Studies di Harvard University e
al Canadian
Centre
for Architecture. Ha realizzato mostre alla Biennale di Venezia, alla
Royal Academy of
Art
di Londra, alla Morgan Library & Museum di New York, al National
Building Museum di
Washington.
Luca
Illetterati: è Professore ordinario di Filosofia
teoretica all’Università di Padova. Si è
occupato
prevalentemente di problemi relativi alla filosofia classica tedesca
e soprattutto del
rapporto
fra filosofia e scienza nel pensiero di kant, di Hegel e di
Heidegger. E’ Vicepresidente
del
Nucleo di Valutazione dell’Università di Padova e
Vicepresidente della Società italiana di
Filosofia
Teoretica (SIFIT).
Evento
del
PIETRO
BEMBO
E
L’INVENZIONE DEL RINASCIMENTO
“Crisi”
è parola con la quale sembra che gli abitanti del pianeta
abbiano acquistato una
sinistra
familiarità nel corso degli ultimi anni. “Crisi” è
pure uno dei termini più spesso
ricorrenti
nella storiografia in riferimento alla situazione spirituale, oltre
che politica,
dell’Italia
sul finire del Quattrocento. È indubbio che tale crisi, nei
suoi variegati e angosciosi
aspetti,
si manifestava anzitutto agli animi degli intellettuali italiani
dell’epoca.
La
scomparsa di Pico e Poliziano nel 1494, a due soli anni dalla morte
del Magnifico, la calata
dell’esercito
francese in Italia, parvero segnare la fine di un mondo. Parecchie
illusioni
precipitarono,
obbligando gli sguardi alla visione della realtà nel suo
squallore.
La
stessa frammentazione linguistica dell’Italia si faceva
leggibile come metafora di profonda
disarmonia,
di angustia di vedute, di animi impotenti e velleitari, di logiche
meschine.
In
tanta prostrazione un giovane veneziano intuisce – e su questa
intuizione scommetterà
l’intera
sua vita – che il riscatto dalla crisi abbia ad essere
anzitutto un fatto culturale. Egli
giunge
a pensare che il ceto intellettuale italiano vada riunificato
dotandolo di un’unica
lingua
per la scrittura.
Egli
gioca questa mossa nella Roma di Leone X. Il figlio di Lorenzo il
Magnifico, divenuto papa,
non
chiede di meglio e, appena eletto, impegna Bembo come proprio
segretario. Si apre una
stagione
di rinnovate esaltazioni umanistiche, di fiducia nel papato mediceo e
nell’Italia, ed è
una
stagione di altissima creatività artistica.
Anche
questo mondo conoscerà la propria fine con il Sacco di Roma;
ma essa non subisserà
l’iniziativa
culturale bembiana. Nel 1525 Bembo pubblica le Prose della volgar
lingua. Vi è
codificata
quella lingua che gli intellettuali del Paese sono chiamati ad
adottare.
Una
grammatica per fare gli italiani, quasi a contentare D’Azeglio,
prima che fosse fatta
l’Italia.
Bembo
sembra peraltro manifestare un’acuta consapevolezza che
l’operazione di unificazione
linguistica
cui egli aspirava si stava in quello stesso momento attuando nel
campo dell’arte
figurativa,
individuandone i due campioni in Raffaello e Michelangelo.
Una
lingua comune, capace di superare le barriere regionali, era già
stata un’aspirazione di
quella
cultura cortigiana di cui Pietro stesso era stato uno dei
protagonisti. Ma sono gli artisti
e
gli architetti della Roma di Leone X i primi a raggiungere,
anticipando in questo i letterati,
il
traguardo di una lingua dell’arte che ha la forza di imporsi in
maniera autorevole come un
modello
comune in tutta Italia e poco dopo in tutta Europa.
Il
titolo della mostra, Pietro Bembo e l'invenzione del Rinascimento,
ha per noi esattamente il
senso
di “Pietro Bembo e il riscatto dalla Crisi”. È in
questa luce che invitiamo a coglierne la
sincera
attualità, lontano da ogni proiezione del passato sul
presente: andando al fondo delle
cose,
il riscatto dalla crisi per mezzo della cultura è infatti la
stessa identità italiana.
Guido
Beltramini, Davide Gasparotto, Adolfo Tura
Curatori
della mostra.
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