WUNDERKAMMERN UNO

Apuntozeta  
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CACC | CENTRO ARTE CULTURA CITTADELLA | Via Borgo Padova 170 | 35013 Cittadella (PD)
WUNDERKAMMERN UNO
Libera Carraro | Franz Chi | Antonio Ciarallo | Giuliana Cobalchini | Adolfina De Stefani | Gianluca Fratin | Gian Paolo Lucato | Antonello Mantovani | Anastasia Moro | Maurizio Paccagnella | Samuela Scatto | Andrea Tagliapietra | Giovanni Maria Tamiello | Fausto Trevisan | Telo | Turbokrapfen | Giovanni Oscar Urso | Paola Volpato
a cura di
Adolfina De Stefani presentazione critica a cura di Gaetano Salerno
inaugurazione
domenica 17 aprile 2016 | ore 18.00
CACC CENTRO ARTE CULTURA CITTADELLA Via Borgo Padova 170 | 35013 Cittadella (PD)
apertura mostra | 9 | 28 aprile 2016
mercoledì | giovedì | venerdì | domenica 17.00 | 21 | sabato 17.00 | 24.00
in occasione della serata di inaugurazione performance di Adolfina De Stefani
Le déjeuner sur l’herbe con la collaborazione del gruppo OPEN.
Domenica 24 aprile 2016 alle ore 18.00 è prevista una serata dedicata all’artista TURBOKRAPFEN “TALES FROM THE 5D ULTRAVERSE” performance/conferenza interattiva. 

Adolfina De Stefani
artista e curatrice 

adolfinadestefani@gmail.com
www.adolfinadestefani.it



Domenica 24 aprile 2016 alle ore 18.00 è prevista una serata dedicata all’artista

TURBOKRAPFEN “TALES FROM THE 5D ULTRAVERSE” performance/conferenza

interattiva.



"E' risaputo che la scienza, con le modalità di ricerca attuali, della realtà in cui

viviamo ne conosca e e ne possa misurare soltanto il 5% del totale. E il restante 95%?

Noi del Warehouse Visionary Cell avanziamo l'ipotesi che entro questo 95% esistano

molti altri spazi inesplorati dalle caratteristiche inedite e sorprendenti. Riteniamo

inoltre sia giunto il momento di procedere all'esplorazione e alla colonizzazione di

questi territori con l'utilizzo di tecnologie e metodologie all'avanguardia.

Durante la presentazione vi metteremo al corrente delle nostre recenti scoperte in

merito all'Ultraverso 5D, alle caratteristiche e alle leggi che lo governano, dei risultati

dei nostri esperimenti e dei progetti di ricerca che vorremmo mettere in atto nel

futuro prossimo, anche con il vostro aiuto, perché c'è un mondo là fuori che chiede

di essere esplorato, e non possiamo più attendere".

Nella collettiva WUNDERKAMMERN UNO pittura, scultura, installazione, video,

fotografia, azioni performative invaderanno lo spazio espositivo senza soluzione di

continuità, per sviluppare invece un complesso percorso enunciativo ed

escatologico, privo di evidenti e aprioristiche direttive, nel tentativo di condurre lo

spettatore a rivelazioni posteriori, sospendendone il giudizio e la comprensione in un

limbo d’indefinitezza e di dubbi condivisi, necessari per la riscoperta di verità non più

individuali, inferite dai propri saperi pregressi ma riconducibili a esperienze esistenziali

collettive di una società in formazione.

Gli artisti, selezionati per l’occasione, sono posti in dialogo tra loro e con lo spazio

espositivo che accoglie, le opere per generare un cortocircuito sensoriale tra

aspettative e risultati dell’indagine artistica;

Le déjeuner sur l’herbe di Adolfina De Stefani con la collaborazione del gruppo OPEN

Anastasia Moro, Donato Ceron, Antonello Mantovani, Camilla Civardi, daranno vita

alla performance, tableau vivant ispirato allo scandaloso dipinto presentato da

Édouard Manet al primo Salon des Refusés di Parigi.

Il grande proscenio naturale del bosco parigino ritratto dal pittore, anticipazione di

quell’esprit nouveau che di lì a poco avrebbe metaforicamente travalicato le alte

mura dell’hortus conclus come energica e rigogliosa contaminazione culturale, verrà

proiettato sulla parete rimasta bianca e spoglia; gli attori daranno vita ad azioni

indipendenti nella mise-en-scène ideata dagli artisti che altera i ruoli dei protagonisti

del quadro ma non sminuisce – casomai amplifica - la frivola spontaneità del

momento e la percezione di presenziare, nel giusto luogo e nel giusto tempo, alla più

significativa rivoluzione figurativa, culturale e sociale che il linguaggio artistico,

finalmente liberato dalle imposizioni schematiche della verosimiglianza, abbia mai

potuto testimoniare.

Nulla, dopo la lezione di Manet, sarà più come prima.

Un’operazione concettuale, ovviamente, per sottolineare con più enfasi la funzione

sociale dello spazio espositivo, luogo d’incontro e di otium (nell’accezione cioè di

viver al di fuori di una società corrotta) al pari dei parchi pubblici e delle grandi aree

verdi che proprio nel corso e alla fine del XIX secolo, con l’affermazione della ricca

borghesia industriale e in risposta alle nuove condizioni di vita esatte dalla belle

époque, sorgevano nelle grandi metropoli, inserendosi armoniosamente nel tessuto

urbano, poco prima dell’avvento novecentesco delle città cementificate e

anonimizzate.

La visione dunque, riprendendo la metafora del giardino, di un luogo dinamico e

vivo, illuminato dalla stessa luce accecante riverberata dalle increspature delle

acque della Senna all’Argenteuil, aperto alle contaminazioni e alle socializzazioni,

alle osmosi di pensiero, non più vittima di una clausura autoimposta nella quale l’arte

(con la complicità delle gallerie) sembra essere segregata da tempo.

Una provocazione? Uno scandalo? Una visione piatta e utopica del reale? O un

illuminante spunto d’innovazione? Le stesse questioni insomma suscitate da Le

déjeuner sur l’herbe, quel giorno (non tanto lontano) del 1863, nei benpensanti

parigini, offesi forse dalla loro immagine vecchia e stantia riflessa nello stesso

specchio d’acqua dove una giovane donna, tra conversazioni piacevoli e

spensierati intermezzi conviviali e noncurante dell’altrui giudizio, si rinfresca".

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