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anno 2013




Meditazione sopra una poesia del Pascoli   





Meditazione

sopra una poesia del Pascoli

(Romagna, Myricae)


di Sergio Zanone





Sempre un villaggio, sempre una campagna


La terra è ciò che producendo regge, ciò che fruttificando nutre, custodendo l' acqua e la roccia, le piante e gli animali” (Heidegger, dal Saggio La cosa, trad. Gianni Vattimo, Mursia ed): ecco la dimensione orizzontale , terrestre , del viaggio; viaggio nel tempo del ricordo e insieme viaggio nello spazio: quasi percorrerlo ed osservarlo attraverso il finestrino del treno... il villaggio è il luogo ove l' uomo abita la terra nel modo del costruire, dell' edificare; la campagna è il luogo ove l' uomo abita la terra nel modo del coltivare. Tuttavia il viaggio , in quanto destino dell' uomo sulla terra, è forse il modo più semplice e primitivo dell' abitare : solo pellegrinando il nomade dilata la propria dimora ai limiti del possibile. Tutta la terra diventa dimora . Nel viaggio si rivela allora la misura totale della poesia : infatti se poetare è misurare , come dice Heidegger, cioè se poetare è stabilire la dimensione dell' abitare e quindi dell' esistere ( ex-istere) nella pienezza della libertà (il poetare è l' originario far abitare: è il poetare che anzitutto fa accedere l' abitare dell' uomo nella sua essenza) allora in questo senso poetare è viaggiare. Attraverso il viaggio - poeticamente abita l' uomo su questa terra (Hőlderlin). Tuttavia è uno strano abitare - l' esistenza, in cui l' Umanità si ritrova ex-propriata di ogni singolarità, di ogni singolo possesso : sorge qui l' idea della necessità di dover abbandonare tutto, per tutto possedere : sulla terra ogni animale ha la sua tana, ma il figlio dell' uomo non ha dove posare il capo.


Mi ride al cuore, o piange, Severino


I mortali sono gli uomini . Si chiamano mortali perchè possono morire . La morte è lo scrigno del nulla . In quanto scrigno del nulla, la morte è il riparo dell' essere” (Heidegger, dal Saggio La cosa, trad. Gianni Vattimo, Mursia ed.) : il complemento di termine del secondo verso , il mi – a me - situa ciò che più ci appartiene - la nostra intima essenza - al confine (terminis) tra il villaggio e la campagna, tra sponda e sponda, tra la strada e la foresta, tra la terra e il cielo , tra bosco e non-bosco ( direbbe Zanzotto) - qui appare la dimensione mortale dell' uomo e si dice il problema del “Quarto” (Platone, Jung) : l' origine del male e della sofferenza , nel mondo : “in questo mondo ogni bene ha il suo male, ogni giorno la sua notte, ogni estate il suo inverno”- sono le parole di Jung nel “Saggio d' interpretazione psicologica del Dogma della Trinità” (Bollati Boringhieri ed.) cui fanno eco speculare quelle di Heidegger nel commento alla massima di Eraclito nel saggio “Logos” ( Mursia ed.) : “L' Uno-Tutto lascia stare -insieme-dinnanzi in una presenza ciò che è staccato e opposto come il giorno e la notte, l' inverno e l' estate, la pace e la guerra, la veglia e il sonno.” L' Uno-Tutto cela il mistero dell' iniquità . Qui salvezza e condanna, Cristo ed Anticristo si accompagnano : ove maggiore è la luce , tanto più profonda è l' ombra . “Oscura e profonda era e nebulosa/ tanto che, per ficcar lo viso a fondo, io non vi discernea alcuna cosa” (Dante. A. , Inf. Canto IV) . Ecco l' uomo (Ecce homo) , il ponte tra l' abisso dell' oscurità e l' abisso della luce. Questo ponte illumina la figura magica del Passator cortese che incontreremo fra poco : Passator cortese fu il leggendario brigante , generoso con i poveri , che prese il nome - ciò che più ci appartiene - dal mestiere del padre che faceva il traghettatore . Il Passatore è come il ponte tra i due punti del cuore: tra il bene e il male, tra la gioia e il dolore, tra la vita e la morte. Il Passator Caronte: “Caron dimonio, con occhi di bragia/ loro accennando, tutte le raccoglie; / batte col remo qualunque s' adagia”(Dante A. , Canto IV). Caronte, l' alter ego del Passator cortese : Re della strada e della foresta – Re senza patria , abbraccia attraverso la misura della sua poesia il bosco e il non-bosco , la Cultura e la Natura (Physis): Re. Ecco la corona : i due punti del cuore, la dieresi sulla lettera ï dell'


azzurra visïon di San Marino


La dieresi raddoppia la i : foneticamente è la lettera bisillabica che salva l' endecasillabo, tuttavia in modo poco ortodosso: l' excamotage alitando lascia il verso come sospeso sul vuoto del sognato alone ... azzurra visïon di San Marino , pura poesia visuale, paesaggio disegnato sulla carta : sopra la distesa pianeggiante dell' azzurra visïon in lettere maiuscole, si erge la rocca di San Marino; dentro l' azzurra visïon è nascosto il Passatore (ï). Anche San Marino è un locus ex-propriato ed amoenus poiché è mare in ciò che si dice e monte in ciò che si vede : San Marino è “il tenersi assieme , il con-tenersi di vista ed udito”, omologia tra il Logos e il Leghéin, corrispondenza originaria tra il Pensiero ed il Pensante. Nella pace dell' azzurro - San Marino unisce la terra , il mare e il cielo. “Il cielo è il corso del sole, le fasi della luna, lo splendore delle stelle, le stagioni dell' anno, la luce del giorno e il suo tramonto, l' oscurità e la chiarità della notte , il tempo favorevole e il tempo avverso, la corsa delle nubi e la profondità azzurra dell' etere” : il cielo , l' azzurra visiion. “I divini sono i messaggeri della divinità. Quando nominiamo i divini, pensiamo già anche insieme gli altri Tre a partire dalla semplicità dei Quattro”: San Marino appartiene alla schiera dei divini . Questa pace azzurra ci accompagnerà come uno spirito, un soffio lungo tutta la poesia. Grazie alla figura del Passatore - Re e brigante - il quale riunisce la pace del cielo con l' oscurità della foresta, il mare tranquillo con lo strepito di mare , il Pascoli riconcilia a sé , poeticamente , l' assassinio del padre. In questa visione sembra avverarsi la predizione di Heidegger: “ Ciò accade in un 'prendere' che non tira mai a sé la misura , ma la prende in quel percepire raccolto che rimane un udire... L' uomo infatti abita in quanto misura diametralmente il “sulla terra” e il “sotto il cielo” . Questo “su” e questo “sotto” sono inscindibili. La loro compenetrazione reciproca è quella misurazione diametrale che l' uomo in ogni momento percorre , in quanto 'è' come terrestre”. Il Passator cortese è il simbolo proiettivo in cui il Pascoli assorbe “il quarto”, l' ombra del mondo, l' ombra del male che nel mistero ne uccise il padre - elevandola alla dimensione poetica della salvezza. Proiezione e identificazione: Pascoli e Passator iniziano con le stesso prefisso - il Passator è il cortese Re della foresta “senza nome proprio” , cioè privato dell' apparenza e dell' esistenza – (cfr. Heidegger, Logos : “Ciò che è raccolto e deposto nel nome, (onoma) in virtù di tale posare viene allo stare-dinnanzi e all' apparire. Il nominare pensato al leghéin non è l' esprimere il significato di una parola, ma un lasciar-stare-dinnanzi nella luce in cui una cosa sta in quanto ha un nome” ) : ex-propriato abitante delle corti ed in esse sempre forestiero : imperatore , cavaliere errante ( come Guidon selvaggio ed Astolfo) dall' eremo invisibile il cui verso rimane un udire :



udia... il verso che perpetuo trema

udiva... un lungo interminabile poema



rimane un udire del cuore, nel cuore: ovverosia l' “avere cura di””, il “custodire nel segreto”: nell' eremitaggio “necessariamente l' esperienza amorosa si configura come severa disciplina di nobilitazione interiore e innalzamento sociale” (Piervittorio Rossi, Introduzione ai Carmina Burana, Bompiani) ed è questo il fondamento della poetica dell' amor cortese e del pensiero poetante Heideggeriano e Dantesco: “I' mi son un che, quando Amor mi spira, noto, e a quel modo ch'editta dentro vo significando” (Dante A. , Purgatorio) ; l' “aver cura di” (TENET OPERA) assume la forma della gelosia poetica poiché ciò che il Pascoli con severità protegge è l' essenza dell' amicizia. L' amicizia-che-unisce il medesimo e l' altro , chiama ed è chiamata “Severino” : vocativo. Infatti, come ci dice Heidegger, il pensiero poetante “tiene in considerazione” , custodisce ciò che ci ama e che noi amiamo : il pensiero poetante – rimemorante - custodisce nello scrigno della memoria cioè sempre ciò che è degno di considerazione - il considerevole - cioè “il mio paese” in quanto luogo di unione e di amicizia: “Il considerevole dà: esso ci dà da pensare”:



sempre mi torna al cuore il mio paese


Il considerevole si sottrae alla visiione nella lontananza e , accompagnandoci nel movimento, ci attrae: il considerevole viene additato all' orizzonte. Il considerevole pone l' uomo di fronte alla sua essenza : l' uomo è il segno che indica - addita ciò che sempre , sottraendosi, unisce.

Il Passator cortese è anche il seminatore del passato : il PAS - SATOR. Il quadrato magico del SATOR è una iscrizione palindromica di origine latina composta da cinque parole : SATOR, AREPO, TENET, OPERA, ROTAS. La loro giustapposizione, nell'ordine indicato, dà luogo a un palindromo, vale a dire una frase che rimane identica se letta da sinistra a destra o viceversa ed , in questo caso, anche dall' alto verso il basso ( da Wikipedia)





S

A

T

O

R

A

R

E

P

O

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N

E

T

O

P

E

R

A

R

O

T

A

S



Questa frase significa:  Il seminatore, con il carro, tiene con cura le ruote. In quanto quadrato ed in quanto crux dissimulata (tenet – tenet), il quadrato magico è una espressione della totalità . Totalità che deve essere concepita , in senso Heideggeriano , come Quadratura - cioè come il molteplice riunirsi nel semplice di terra, cielo, divini e mortali. Il Passatore , “ ponte che riunisce presso di sé, nel suo modo, terra e cielo, i divini e i mortali”, a differenza di Fetonte, muove con cura le ruote del carro e quindi custodisce la dolcezza dei luoghi pur nelle ore bruciate:



Romagna solatia , dolce paese



Totalità da concepire , in senso Junghiano , come l' archetipo del Quaternario che rappresenta il Mondo, cioè la compresenza, in ciò che esiste, del pensiero ( il Ternario, il positivo, i tre stadi di sviluppo della coscienza che corrispondono al Padre, al Figlio e allo Spirito) e della materia ( il “Quarto” comprende il negativo, la donna, il male ) : la simbologia di questo archetipo si manifesta nella struttura delle strofe di quattro versi ciascuna, ma soprattutto nella sovrastruttura simbolica. Infatti, leggendo la poesia, la dimensione orizzontale (Sempre un villaggio, sempre una campagna) si incrocia con la dimensione verticale (l' azzurra visiion di San Marino); inizia poi il cerchio che si apre e si chiude, nell' azzurro, con le parole:



cui regnarono Guidi e Malatesta,

cui tenne pure il Passator cortese,

re della strada, re della foresta.




La raffigurazione di questa struttura coincide con il simbolo che unisce la croce ed il cerchio, la corona che rappresenta l' utero spirituale ( l' ombelico, l' alambicco) e l' utero terrestre (il sepolcro , il cimitero), l' amore della Sapienza e l' orrore della Sapienza: la risplendente Beatrice , la negra Sulamite.(cfr. Cantico dei Cantici a cura di Guido Ceronetti , Gli Adelphi edizioni)