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anno 2009




Io Cane 
tracce di pensiero originario nella poesia di Roberto Cogo

 
Sergio Zanone





L'opera poetica “Io cane ” di Roberto Cogo si presenta come una raffinata descrizione fenomenologica in cui attraverso uno stile fluido e limpido il poeta trasforma lo scheletro di una imprecazione in ipotesi di salvezza, poichè lo sguardo rivolto dal poeta agli esseri e alle cose alla fine sarà lo sguardo amico delle cose ;


sciamano le foglie ovali tutte innervate

da un'unica occasione di volteggio

qui e adesso a contemplare la caduta di qualcosa

qualcosa a che vedere con la gioia


con una pioggia indispensabile d'occhi

dal cielo sulla terra”


Fenomenologia è innanzitutto aderire , non giudicare (“l'adesione svuota la mente da ogni pretesa”): è un indugiare dell' attenzione sopra gli oggetti in divenire, una carezza dello sguardo che rallenta il tempo e che scompone la sequenza in fotogrammi chiave , all' apparenza indipendenti, uniti dal tessuto dello svolgersi poetico:


il sole sullo stagno tra le bolle”

le anatre al pascolo in superficie”

sul tronco butterato di un faggio”

come muta il cielo di continuo...”


Il faggio è allo stesso tempo una presenza (la pianta che scruta perplessa dal suo trono di nebbie) ed una testimonianza ( tutto questo lento virare di visioni) ,una parete, una membrana osmotica da decifrare , poichè la sua corteccia appare come una mappa cosmica, un alfabeto di segni e simboli sconosciuti che pare ricostruire e condensare la storia dell' umanità , con i suoi luoghi, i suoi tempi e le sue ferite:


“sul tronco butterato del faggio una mappa di stelle e di pianeti

le geografie gibbose dei luoghi con tutte le ferite e i tagli

come oscuri riflessi contro alti imprendibili muri”


Caratteristica costitutiva di questa corteccia è la presenza di queste figure naturali (linee del legno,muschi licheni) incomprensibilmente belli come le costellazioni cosmiche;( più avanti, in un contesto simile , Cogo riaffermerà: “è qui in questa inverosimile valletta/ butterata e muschiosa o leggermente istoriata/ impreziosita da un rapido ricamo di rampicanti/ ci sorprende di nuovo una bellezza senza sfoggio”, è quasi un entrare in una cattedrale della bellezza).

Il mite faggio (“il suo mostrarsi in corpo friabile”) non giudica , esso è testimonianza con la sua iconica , costante presenza “nel tempo e nello spazio ... presenza nuda e inerme piantata nel fango/del suo accresciuto presente”, della “più ispida miseria” umana.


Questo libro di Cogo , che contiene pagine notevoli di fotosequenze impressionistiche , procede , come un teorema matematico, da un' assioma fondamentale del ventesimo secolo : la rappresentazione allo stesso tempo eidetica e tragica della realtà fenomenica e la constatazione della sua incomprensibile esistenza (espressa tramite il paradosso : “la realtà è questa sete che ...annega gli sforzi”); l'esistenza di un destino senza risposta genera disperazione e “insolente apatia” ;

“nel nostro essere qui e adesso

talmente irragiungibile

cosa pensare?”


Il libro di Cogo si apre con il pensiero della scienza , il quale “assume il contenuto particolare , quello che è presente qui ed ora , soltanto come punto di partenza, muovendo dal quale la totalità dell' intuizione viene percorsa in una molteplicità di direzioni, fino a quando si riconnette in un sistema in sé conchiuso .”(cit Linguaggio e Mito, Ernst Cassirer). Ma il pensiero della scienza , così come il pensiero storico in cui “ il qui e l' ora divengono significativi solo perchè e in quanto si rende così visibile una regola di validità universale ...” per cui un fatto “... ha significato solo se compare in un determinato nesso teleologico, in quanto rimanda al passato e rinvia al futuro”(cit Linguaggio e Mito, Cassirer) subiscono in questo caso lo scacco del paradosso del divenire , poiché la stessa fissità del reale , nella sua certezza, si rivelerà pura apparenza;




infatti, all'inizio del libro la realtà:


è questo sole che pende dai rami del tiglio

sulla punta muta e perfetta del cipresso”



alla fine della prima parte del libro, Habitat , la realtà diverrà:


stare nel tempo e nello spazio

immobili sul nucleo fondante del continuo movimento


Come vedremo , il momento presente, il qui ed adesso, acquisterà il proprio significato attraverso meccanismi di pensiero a-storici ed a-razionali, per i quali la regola universale in grado di collegare gli eventi e le immagini non si fonderà su nessi di natura causale, bensì su una nuova prospettiva totalizzante e rigenerativa che porrà in relazione la genesi della parola , e quindi del linguaggio poetico , con la nascita della cosa , dando modo all' autore di rifondare un nuovo mondo attraverso la poesia . Come per Klee , anche per Cogo “L'arte è una similitudine della creazione ...ti aiuta a deporre la spoglia, per qualche istante a crederti Dio “(cit Confessione creatrice, Paul Klee);” il dialogo con la natura resta, per l' artista, conditio sine qua non. L' artista è uomo, lui stesso è natura, un frammento di natura nel dominio della natura”(cit Vie allo studio della natura, Paul Klee).


Cogo conosce bene “l' incommensurabile natura delle cose da indagare” , l' impossibilità per il pensiero razionale , che allo stesso tempo rafforza l' Io e lo circonda di un guscio che lo isola dalle cose; sa anche che non potrà risolvere la tragedia dell' esistere implorando l' aiuto della Musa

senza le angeliche presenze o divine

che non siano dentro”


...“cerco la parola e non la trovo

... ma non succede niente...

... di lei neppure l'ombra lontana...”

Il poeta stesso afferma come “la parola” non sia una “...sua creazione , bensì si presenta a lui come un essere esistente in sé , significante in sé, come una realtà oggettiva”(Linguaggio e Mito, Ernst Cassirer); ci troviamo nell' ambito del sorgere aurorale del linguaggio , della sua genesi lirico-musicale (Hamann) , quando la parola poetica assume le caratteristiche del Dio-momentaneo ; per Cogo la poesia è il prodotto fecondativo tra Cielo e Terra , e saprà svilupparsi nell' alveo materno del poeta; attesa e disponibilità , questi sono i requisiti richiesti :


ognuno faccia ciò che deve –io qui a scrivere

tu là a martellare”

Ma Cogo dovrà anche saper attendere attraverso un percorso delle spirito tanto simile all ' esperienza dello Zen , poiché la parola



viene quando vuole

quando l'attesa è un vuoto di intenzione...


è parola-mondo”


Ogni mistica aspira ad un mondo al di là del linguaggio, a un mondo del silenzio, poiché questo è il duplice compito con cui si trova sempre a lottare la mistica di tutti i tempi e di tutti i popoli : ... cogliere il divino , in quanto ente privo di qualità e di nomi personali, nella sua totalità ... preservandolo al contempo da ogni particolarità di nome e di immagine”(cit Cassirer); questo mondo del silenzio , in cui il vuoto apparente è pura potenzialità, è il regno della forme originarie del linguaggio, degli archetipi delle parole, è il luogo “della cerchia superna, dietro la pluralità delle forme possibili, ove resta pur sempre un ultimo segreto – e la luce dell' intelletto miseramente impallidisce”. (cit Confessione creatrice, Paul Klee)

Quando la parola è parola-mondo , allora nominare le cose sarà essere le cose , carpirne l' essenza; l' “Io cane”, espressione assai affine per assonanza ad una bestemmia ma che in questo caso nella sua valenza emotiva esprime l' irrazionale sintomo dell' impotenza autoctona e il rafforzamento individualistico dell' io, diventerà parola-mondo , diventerà “io-cane” , mediante un processo di adesione ed assimilazione (processo inverso all' emanazione) , così , come il cane riesce a fondersi con il mondo quando sa


...acquattarsi inerte contro il terreno

fino ad estinguersi

nelle percezioni intrecciate di silenzio e quiete”


Tragedia del reale , si diceva ; secondo Aristotele , tragedia è “mimesi di una azione seria e compiuta in se stessa con una certa estensione ...in forma drammatica e non narrativa”. Poiché la tragedia non è mimesi di uomini , ma di azioni e di vita , “non si dà alcuna tragedia senza azioni”.(cit Umberto Curi, saggio Conoscenza e Dolore , analisi della poetica di Aristotele nell' interpretazione dell' Edipo Re). Analizzando l' opera di Cogo , è possibile verificare come l' edonè , il passaggio dall' infelicità alla felicità , si realizzi nel momento in cui il pensiero diventa parola poetica . E' a questo punto che accade l'evento fondamentale della catarsi:


il folle volo radente del solito merlo tra le foglie ovali in caduta


Le foglie ovali in caduta... è possibile affermare che ogni trasformazione avvenga nel breve intervallo di tempo compresso , equivalente al tempo di un sogno , compreso dal momento iniziale della caduta delle foglie del faggio al momento in cui esse si posano sul terreno mutate in desideri : (come stelle cadenti ...)


sul crespo tappeto marrone-arancio

piovono desideri da un faggio campestre”



In questo momento accade qualcosa di meraviglioso , ed esso procede nel silenzio della mente e nella concentrazione massima su di un oggetto particolare : la corteccia butterata di un faggio. Sembra quasi avvenire ciò che il Cassirer definirebbe il passaggio da un pensiero teoretico ( il pensiero dell' analisi del reale già espresso precedentemente) ad un pensiero mitico , per cui “L' Io risulta essere totalmente dominato , posseduto, da una impressione momentanea ...la realtà esterna non viene semplicemente contemplata e intuita, ma improvvisamente suscita nell' uomo un sentimento ...di soddisfazione per un desiderio appagato (il desiderio smarrito di Cogo?) ... la tensione si scioglie quando l' eccitamento soggettivo si obiettiva , quando si presenta dinanzi all' uomo nell' aspetto di un dio o di un demone.” (Linguaggio e Mito , cit Cassirer).

Inizia ora quel percorso regressivo che condurrà Cogo proprio alle soglie del pensare mitico : l'esplosiva tensione esistenziale del poeta potrà finalmente liberarsi grazie alla comparsa improvvisa di un merlo il quale acquisirà quelle caratteristiche che Usener ha riferito alle “Divinità momentanee”: il solito merlo , Daimon o Genius Loci, come lo si voglia denominare. Il Genius Loci , misteriosa presenza soprannaturale collocata tra il mondo degli uomini e quello degli dei , di sesso e di apparenza indeterminati, tipica delle religioni con caratteri primitivi, rappresenta di ogni essere il principio vitale, l' espressione di una forza vitale e generativa indistinta .


“Il miracolo della presenza in quanto tale

l' emanazione sacra e la scintilla di vita

in ogni cosa”


Caratteristiche dinamiche del merlo , in Cogo, saranno la velocità e la direzionalità ; si noti infatti come sia il merlo che il martin pescatore ( altro toponimo dell' estetica di Cogo) posseggano , in contrapposizione al rallentato movimento delle foglie che cadono, una velocità di movimento notevole (folle volo, l'alato proiettile azzurro) , quasi assimilabile a quella di caduta di un fulmine .Si può ipotizzare anche per Cogo , come è stato accertato per gli Etruschi (dei quali è stata documentata l' importanza dell' interpretazione dei fulmini come attività divinatoria (Libri fulgurales) , “ disciplina legata al principio della corrispondenza tra macrocosmo e microcosmo , in cui i due mondi sono intimamente collegati in una sorta di partecipazione mistica e si corrisponono in un preciso e preordinato sistema unitario nel quale ha importanza fondamentale la definizione e la divisione dello spazio “( cit. Gli Etruschi, Romolo.A.Staccioli), la funzione oracolare di questi eventi , come se attraverso di essi il poeta anelasse alla sicurezza per il proprio futuro:



lo sguardo si invola con le foglie al cuore della questione

senza ansia o fretta oltre l'orizzonte

delle nostre occluse paure

si ricompone nello strascico di un mondo a venire”


Se una possibile spiegazione metaforica della strofa


con una pioggia indispensabile d' occhi

dal cielo sulla terra”





alla luce del percorso regressivo precedentemente descritto è il ritorno alla “totalità” complessa, all' indistizione originaria primitiva degli oggetti e dei sentimenti, tipica della concezione mitica del cosmo,(nell'Avesta , infatti, il dio Mitra “si presenta come “il Genio della luce celeste, e gli astri sono come le sue mille orecchie e i suoi diecimila occhi , in virtù dei quali egli tutto percepisce e su tutto vigila (cit.Cassirer)”), non dobbiamo però dimenticare che la caduta delle foglie sulla terra simula anche il connubio tra il Cielo e la Terra , tra la divinità e l' umanità ; ciò avrebbe come effetto l' instaurarsi di una vera giustizia tra gli esseri e le cose (giustizia che l' uomo ha volontariamente corrotto nel suo processo storico), la rinascita di una nuova umanità, la ricostituzione di un nuovo habitat ;( sono queste le ossessioni da definire? ).

Consideriamo ad esempio la poesia intitolata “alla mia oma, nel giorno della memoria”: come non intendere in essa il riferimento ad un nuovo Eden con i ruoli invertiti, in cui alla fuga dal paradiso terrestre corrisponde una reintegrazione in un nuovo mondo dopo l' esperienza amara della guerra, in cui al posto della mela viene offerto “un dolce, morbido sensuale caco?”. (ironia della sorte!)

Questa pioggia rigeneratrice , questa fecondazione cosmica, rappresenta l' anello che ci consente di comprendere e di correlare liriche come


A: “l' entusiasmo che insacra ogni essere nuovo

ingravidandolo di libertà e di ribellione....

in gemma o germoglio tutto dentro e tutto contro

eccolo il cucciolo animale


e


B: “senza inganno – questo lo pretendo


nessuna esitazione nello sbocciare dell'istante

ogni atto e gesto sorto da radice naturale


...senza inganno – adesso lo pretendo”


Quest' ultima lirica infatti , criptica nel contesto in cui è stata inserita , assume un significato cruciale se il soggetto di essa , alla luce della rinascita del cosmo (la spinta verso l' aria e la luce compressa nel rizoma/nel tutto che rigenera se stesso) e della riconciliazione con la natura (piante di vario tipo e colore/sono toppe screziate di un abito antico/dove restare per sempre avvolti tutti assieme... e più avanti seminascosto fra tronchi di alberi mai visti prima/così scorticati da un lungo abbraccio – si è vivi) viene identificato proprio in quelriflesso di vita” che con incanto e con spavento: (NB ancora caratteristiche proprie del Genius Loci) può fecondare nello stesso tempo mitologicamente la materia (Terra) e metaforicamente lo forma (Spirito); esso :


...fuoriesce da una porta sempre semichiusa

nell'oscurità che tutto medita e raccoglie --


e sembra


...avvolgere ogni cosa

nel segreto sonnolento della tua esperienza


Esso è sapiente forza rigeneratrice , apollineo barbaglio di luce ricco di misericordia (perdona ogni nostra debolezza) , prodigo di ausilio (come a centellinare conforti) e privo di menzogna (senza trucco e senza meta) ; in quanto riflesso rivelerà la presenza di una luce divina immensamente più grande , immanente a tutte le cose , e percepibile come :


... fruscio armonioso del mondo

sotto la schiena “


Così , per Cogo, ora sarà possibile sentir


respirare la foglia che cresce

cade e solletica la terra”


come un tempo , per Lanza del Vasto , fu possibile


Credere in Dio,

...che respira nella bestia...(Lanza del Vasto)”



Questo senso religioso in Cogo , che mai avrà l'ardire di chiamarsi cristiano pur presentando affinità con il messaggio di Cristo, necessita di una purificazione che non potrà attuarsi attraverso i modelli complementari e compenetrabili della tradizione come il ritorno alla ingenuità della fanciullezza , l' immersione in acqua (battesimo) , il viaggio di espiazione ( salita al monte novegno , il viaggio delle rondini) , ma solo attraverso la poesia , nucleo fondante dell' eterno movimento e motore del mondo; la poesia diventa cioè uno strumento di salvezza” , (lo strumento del poeta , così come il martello è lo strumento del muratore) , corrispondente alla fase della relazione mediata , successiva alla fase del Dio-momentaneo , nello sviluppo storico del pensiero mitologico. In quanto strumento , la poesia “assume per lui un' esistenza autonoma e gli appare dotata di energie proprie...ed è dunque considerato non come semplice oggetto, ideato e prodotto per nostra libera scelta , bensì come dono dall' alto. La sua origine non deriva dall' uomo, bensì risale a un superiore apportatore di salvezza di natura divina o animale.”(Cassirer)

Si noti come ogni percorso rappresenti per Cogo un' atto incompleto , un tentativo, peraltro necessario , di catarsi ; è come se la purificazione non dipendesse dalla volontà del poeta , ma fosse vettoriale ed avvenisse dall' alto verso il basso, dall' al di là verso l' al di qua;

pesci improvvisi che ideano tuffi

minuti nell' altro elemento


saggiando rendersi conto di una maldestra inesperienza


...così il contatto non avviene

e la scintilla manca --”


consideriamo ad esempio la sequenza progressiva dell' acqua , che è la più estesa e la più evidente

...le acque di un freddo azzurro sognante...

...ed è sempre acqua/acqua che richiama tutta una rapita attenzione/un diverso ammirato stupore...

...pesci guizzanti tornano allo scoperto...alla gelida sorgente del monte novegno...

...sull' acqua di cristallo...in trasparenza un fondo scuro /di detriti e morbide melme...

...fu quella la prima volta in cui vidi l'acqua/dipinta di un verde tenue smeraldino/sul fondo melmoso e bruno...


essa termina in un nulla di fatto, pur assumendo l' acqua cristallina nel viraggio dall' azzurro al verde smeraldino (accentuata dal contrasto con il morbido scuro fondale melmoso , simile esso stesso ad un morbido letto ) un carattere prepotentemente ipnotico tale da ” sussurrare immersione” ( i pesci come le sirene?) ; incombe quindi un desiderio di eterno , profondo sonno ristoratore( talmente profondo da sconfinare in un desiderio di morte per annegamento , il cupio dissolvi ); l' esigenza di purificazione può trasformarsi in un pericolo di dissoluzione:


passati alla ricerca della fonte – dell' acqua...

per ora volgiamoci al nulla che in poesia resiste”

Il ritorno all' infanzia non è mai dichiarato esplicitamente ma suggerito indirettamente attraverso lo stupore di una continua riscoperta delle forme naturali (ci sorprende di nuovo una bellezza senza sfoggio) ; emblematico è il caso della salita al monte novegno (si noti come in questi pochi versi siano condensati tutti i percorsi di purificazione : l' acqua, il viaggio, il ritorno alla fanciullezza): sulla cima del monte , compaiono



mosche e mitologiche vespe

dalla testa verde

di sogno”

mosche e vespe come sfingi...anche questo quesito rimane per ora in sospeso, ma troverà soluzione nella seconda parte del libro in cui , come corollario , il poeta potrà assumerà il nome degli esseri naturali immedesimandosi in essi (proprio come fanno i bambini) e trasformando in canto ciò che prima era soltanto il “fischio disperato dentro il corpo delle cose” : Cogo diventerà così l' io-merlo, l' io-insetto, l' io-cane, l' io-albero, l' io-acqua, l' io-uccello, l' io-pesce, l' io-legno, l'io-alato. Non si tratta quindi di una mimesis perfetta delle cose : l' arte di Cogo certamente avanza sul ciglio della mimesis, proseguendo e maturando nel cammino intrapreso nel libro precedente (“Di Acque/Di Terre”) e rischiando sempre di inciampare sui simulacri degli oggetti , tuttavia la scommessa è vinta e la poesia non si risolve mai in una fantasmagoria del reale.Così come accade per la polionimia del pensiero mitico-religioso , anche per Cogo prendere il nome di una cosa significa assorbirne le caratteristiche essenziali potenziando così la propria capacità di reintegrazione con la Natura , la quale è in questo caso Mater et Magistra : Io cane , in questo senso , è strutturato come un libro totemico. Il passaggio dall' Io-concreto , dall' Io-qui-ed-ora , all' Io-come-relazione , avviene attraverso continue e polivalenti metafore linguistiche: Cogo si pone ipoteticamente al centro di una infinita serie di rapporti con gli oggetti inorganici ed organici , tesse attorno a sé una tela di sensazioni in cui ogni filo si riaggancia ad un altro essere e funge da strada per il passaggio di emozioni e di sentimenti.

Il viaggio verticale , la salita al monte novegno termina quindi in un 'attesa , così come la salita al castello :


al castello.... se lo credi definisci

pure le mie ossessioni. io rimango lassù in attesa”


Anche il viaggio orizzontale dall' al di qua all 'al di là , la migrazione delle rondini , che avviene in un triste clima autunnale, è un viaggio senza ritorno; le rondini non torneranno, dirette irreversibilmente


all' ultimo lembo di terra...

a perdita d'occhio oltre il confine delle cose


Riassumendo quanto esplicitato in precedenza, in Cogo si verifica ciò che Cassirer ha definito “ipostasi della parola”, per cui “un prodotto puramente spirituale , quale può essere la parola , viene concepito come condizione dell' esistenza materiale e della conservazione fisica dell' uomo”.”Una tale funzione creatrice nell' atto in cui si realizza non viene compresa come tale: vale a dire che ogni energia dell' operare spirituale trapassa nei suoi risultati e rimane come legata ad essi e da essi rimanda la propria luce , come un riflesso. Anche qui, dunque, come nel caso degli strumenti, ogni spontaneità viene interpretata come ricettività, ogni creazione come esistenza, ogni prodotto della soggettività come sostanzialità”.

Ciò spiega l' ambiguità delle affermazioni di Cogo che si riscontrano nella poesia che precedentemente avevo definito come criptica e che ora riporterò integralmente:

senza inganno – questo lo pretendo


nessuna esitazione nello sbocciare dell' istante

ogni atto e gesto sorto da radice naturale


la spinta verso l'aria e la luce compressa nel rizoma

nel tutto che rigenera se stesso


poi dormire sognando il bello delle cose compiute

o solo abbozzate


nel segreto di quella stessa spinta senza nome

oltre il vento opaco e al di là di ogni tremore

senza inganno – adesso lo pretendo”


la chiosa senza inganno ribadisce e potenzia l' affermazione di una verità espressa tra inizio e fine strofa, verità tautologica che non può tuttavia essere compresa, osservata e affermata in modo diretto a causa della sua ambiguità ( senza inganno conduce a senza inganno = circolo chiuso= rigenerazione continua = causa sui... ); la spinta senza nome , segreta , corrisponde al riflesso di vita , all' energia creatrice del poeta che egli stesso non è in grado di riconoscere (senza nome equivale a non saper coglierne l' essenza) in quanto soggettiva e alla quale invece il poeta conferisce una esistenza autonoma e indipendente (compressa nel rizoma,) ; questa energia creatrice è in grado di autoalimentarsi (nel tutto che rigenera se stesso) ovverosia la creatività è cibo per la propria nascita , crescita ed espansione; la creatività ha come prodotto “il bello delle cose compiute o solo abbozzate”, tuttavia il realizzarsi di un desiderio segreto (la propria creatività) può essere detto solo in modo inconscio , come in un sogno: nel linguaggio onirico anche il paradosso ha significato. In ultima analisi tutto ciò equivale ad affermare che la bellezza genera bellezza : ecco perchè tutto ha inizio dalla corteccia di un faggio.




Quando universale e particolare si fondono , nel momento in cui nuove connessioni e nuove analogie si creano tra microcosmo e macrocosmo , avviene la metamorfosi del senso ; nel linguaggio dell' arte ciò corrisponde alla “creazione di una nuova forma” e non alla copia di una forma già esistente ; ciò può essere rilevato nei versi che concludono la prima parte di Io cane , Habitat, che caratterizza l' estetica di Cogo:


nel rimbalzo della luce che risalta sia uno spazio

che un' ulteriore mancanza

ti rimando al fantasma di una forma più completa


Infatti le forme naturali sono le forme che ci vengono rivelate dai sensi attraverso la funzione percettiva ; esse sono grezze , brute , imperfette , pur costituendo un patrimonio comune di conoscenza codificata; in realtà esse non sono nemmeno forme ma unione di materia e forma, un prodotto dell' attività mimetica che il nostro intelletto, secondo il platonismo, opera sulle forme platoniche pure , che sono le forme complete , i modelli irragiungibili della copia , le quali non possono essere intese razionalmente ma solo intuite.( queste forme platoniche non possono essere più complete , ma solo complete).Quando parla di forme più complete Cogo si riferisce quindi alla possibilità del potenziamento della funzione percettiva attraverso l' arte , che pone in relazione le “forme naturali” (le quali, ribadisco non sono forme bensì il prodotto di un attività intellettuale) non solo con le altre “forme” visibili che occupano lo spazio circostante ma anche con altre “forme “ invisibili , create dalla facoltà immaginativa del poeta (i cosiddetti fantasmi); si tratta in definitiva di un approfondimento dell' analisi fenomenologica , ed è questo infatti ciò che avverrà nella seconda parte di Io Cane. Questo approfondimento avviene anche tramite l' utilizzo della visione laterale: essa è un metodo particolare di fissare indirettamente un campo stellato che permette di visualizzare stelle di bassa magnitudo che la visione diretta (che avviene incrociando gli occhi sull' oggetto) non è in grado di percepire ;


sporgendo dal bordo di una quiete estesa

a scorgere le terse pleiadi senza mai incrociare gli occhi...


l' ammasso stellare delle pleiadi --- a occhio nudo

ma solo indirettamente”




Le Pleiadi , ammasso stellare aperto della costellazione del Toro che comprende circa 250 stelle, famoso per la sua bellezza e immerso in una debole nebulosità, residuo della nebulosa originaria dei gas da cui si formarono le giovani stelle azzurrine che lo compongono. E' l' ammasso stellare più brillante e noto della volta celeste; a occhio nudo , direttamente , si possono vedere circa sette stelle , le Sette sorelle , un gruppo di ninfe figlie di Atlante ( un Titano) e di Pleione (un Oceanina ) , potenze irrazionali della Terra e del Mare sacrificate dagli dei superiori dell' Olimpo : sarà forse questa la fine riservata agli ultimi pennuti dall' intelligenza umana? E' questa visione laterale, che non è solamente comportamento visivo ma un atteggiamento dell' animo, (“il trascinarsi nella penombra di un silenzio/che pare non essere di questo mondo/l' attraversarlo soltanto come un' ombra/radente allungata sul muro”) , per sua natura analogica e metaforica , che consentirà a Cogo di penetrare in una nuova dimensione esistenziale, ma solo per il breve , labile, tempo crepuscolare corrispondente all' istante dell' intuizione poetica ; subito dopo il poeta dovrà ritornare adincrociare lo sguardo per rendere visibile l' assolutamente distante” .





Z.S.

29/08/2009