anno 2010 |
Note sul "Teatrino della scrittura/ attraverso i sintomi" di Armando Bertollo 
Lettera aperta inviata al blog Blanc de ta nuque di Stefano Guglielmin Zanone Sergio
Caro Stefano
Ho notato come i commenti inviati da appassionati, da poeti e da critici letterari sulla poesia verbo-visiva di Armando Bertollo tendano , nel tuo Blog , a considerare questa poesia soprattutto sotto l' aspetto formale ed estetico, in particolare ponendola in relazione alla nuova sensibilità gestaltica scaturita a partire dal movimento Futurista . Conoscendo personalmente l' autore, vorrei però evidenziare un altro aspetto dell' opera di Bertollo che forse non è stato ancora sufficentemente considerato : a mio parere la poesia verbo-visiva di Bertollo si rivela proprio sulla superficie bianca, il foglio , che rappresenta il piano speculare di proiezione di ciò che si svolge contemporaneamente nella profondità del corpo e nell' altezza dell' intelletto supervisivo del poeta. Il foglio è cioè il “limite”, il piano di confine in cui i sintomi “assumono la propria forma” , vengono letteralmente metabolizzati , incorporati, digeriti ed eiettati dal pensiero logico-razionale dell' autore. Virtualmente ciò che esiste di corporeo si colloca al di sotto del piano del foglio, ciò che esiste di spirituale si colloca al di sopra del piano del foglio; i sintomi in quanto eventi si attuano e realizzano il proprio “senso” sulla superficie del foglio. Tuttavia non esiste una irriducibile dicotomia tra ciò che sta sotto e ciò che sta sopra , tra corporeità e spiritualità ; Bertollo attraverso la sua poesia supera il dualismo Platonico per avvicinarsi piuttosto al pensiero stoico, per cui vi è un “unicum et continuum” , un corpo-intelletto spazializzato in cui ai sintomi dolorosi della carne corrispondono e fanno eco i sintomi nevrotici del pensiero . I sintomi della carne si organizzano sulle strutture sintomatiche del pensiero e viceversa i sintomi psichici ( non dimentichiamo infatti che Bertollo ha lavorato per un certo periodo anche in case di cura per i malati mentali) acquisiscono significato solamente quando si fondono con i sintomi organici. Il foglio rappresenta il momento in cui il cerchio si chiude, il presente in cui lo spazio “schizoide di profondità” e lo spazio “repressivo di altezza” convergono nella relazione che dona loro il “senso” dell' esistere. Bertollo trae parte della sua forza poetica dal pensiero post-strutturalista della scuola francese cui è affine, mi riferisco in particolare a Deleuze , a Lacan , a Blanchot: “Estrarre , al contrario, dai sintomi ( sintomi della carne e sintomi del pensiero, aggiungo io) la parte ineffabile dell' evento puro - come dice Blanchot , elevare il visibile all' invisibile, - , portare azioni, e passioni quotidiane quali mangiare, cacare, amare, parlare, morire fino al loro attributo noematico”. Si legga la Trentatreesima serie della “Logica del Senso” di Deleuze , in cui viene ribadito proprio questo concetto: “ I clinici che sanno rinnovare un quadro sintomatologico fanno un' opera artistica; viceversa, gli artisti sono clinici, non del proprio caso, nemmeno di un caso in generale, bensì clinici della civiltà”. Le parole poetiche di Bertollo nascono per prime in quanto qualitativamente materiche, scompostamente oggettuali, passione e carne; sono i rumori che decantano spontaneamente dalla profondità del corpo-caos , che salgono e diventano voce allorquando riescono ad organizzarsi sulla superficie del foglio dilatando il proprio significato attraverso linee di congiunzione e disgiunzione , incroci semantici , aggregazioni e disgregazioni che rappresentano l 'effetto di ciò che costituisce il substrato del pensiero ( il participio incorporeo, l' azione del divenire e della trasformazione, il fiat di esclusiva competenza del poeta ) .E' questa una azione che il poeta compie contemporaneamente all' interno e all' esterno del substrato spaziale ( l' incorporeo spazio interno alla superficie , l' incorporeo spazio esterno alla superficie, indipendenti dalla sua volontà). La struttura organizzativa che ne scaturisce diventa quindi, allo stesso tempo , cristallizzazione e possibilità . E' cristallizzazione in quanto costituisce lo scheletro , la proiezione della struttura mentale corrispondente di Bertollo ( visione olistica globale dell' immagine all' interno di un tempo-Kronos che la rende immutabile nel presente : si pensi allo sternuto , in cui le linee , le parole e i punti paiono raggruppati nel voler simulare l' atto esplosivo dello sternuto) . E' possibilità in quanto la ramificazione rizomatica suggerisce altrettanti percorsi di lettura di un testo poetico in cui , come diceva Giò Ferri, l' immagine diventa una vera e propria mappa mentale che garantisce una certa possibilità di movimento in un mondo altrimenti sconosciuto . Un arrivederci alla prossima presentazione del tuo nuovo libro di poesie.
Sergio Zanone
20 Giugno 2010
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