«Che ne è dell’esperienza?» L´interrogativo, con il suo implicito verdetto sull´estenuazione e l´impoverimento
dell´intensità dell´esperire e il dubbio radicale circa la sua stessa possibilità, percorre la filosofia e la
letteratura del Novecento, e approda all´oggi ancora più sgomento. Se l´esperienza è esposizione al dolore, alla
noia, al rischio, al tempo morto della passività e alle loro conseguenze irreversibili ¬ ossia a tutto ciò che dà
forma e conferisce senso al vissuto ¬, la nostra vita quotidiana sembra averle preferito un surrogato artificioso,
una simulazione meno vulnerabile. Siamo immersi nell´euforia dell´interazione controllata, della messa in sicurezza,
dell´autoriferimento senza pathos, della flessibilità svincolata dal caso, dell´atrofia dei sensi come garanzia anestetica.
Attraverso quello scrutinio incrociato della letteratura e del pensiero critico contemporanei a cui ci ha abituati il suo
saggismo, La Porta ci riavvicina alle ragioni antropologiche ed etiche di un´esperienza possibile, necessariamente imperfetta;
proprio il contrario del comodo autoreverse che ci allestisce il rumoroso teatrino della cultura nazionale, abitato da
postavanguardie conformiste e da fatui eversori sedotti dall´esistente.
Filippo La Porta, critico e saggista, è autore di Non c´è problema. Divagazioni morali su modi di dire e frasi fatte
(Feltrinelli, 1997), Manuale di scrittura creatina . Per un antidoping della letteratura (Minimum fax, Narratori di un Sud
disperso), Cantastorie in un mondo senza storie (l´ancora del Mediterraneo, 2000) e Pasolini. Uno gnostico innamorato della
realtà (Le lettere, 2002). Presso le nostre edizioni ha pubblicato La nuova narrativa italiana. Travestimenti e stili di fine
secolo (1999, n. ed. ampliata 2003).
In copertina, Ugo Nespolo, Ultimo incontro, acrilico su legno, 1984
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